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Vedderiano.
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...no smoking...
Morrison stava aspettando un tale rimasto bloccato in un ingorgo di traffico
aereo sopra l'Aeroporto Kennedy, quando scorse una faccia familiare all'altra
estremità del bar e si avviò verso quel tizio.
Jimmy? Jimmy McCann?
Era lui. Un po' più in carne di quando Morrison l'aveva visto all'Esposizione
di Atlanta, l'anno precedente, ma a parte questo in gran forma. Da studente,
era stato un fumatore accanito, pallido e gracile, sepolto dietro enormi
occhiali cerchiati di corno. Evidentemente, era passato alle lenti a contatto.
Dick Morrison?
Sì. Hai un aspetto magnifico! Scambiarono una stretta di mano.
Anche tu, disse McCann, ma Morrison sapeva che era una bugia. Aveva lavorato
troppo, ecceduto nel mangiare e fumato come un turco. Che cosa bevi?
Bourbon e birra amara, rispose Morrison. Si sistemò su uno degli sgabelli del
bar e accese una sigaretta. Aspetti qualcuno, Jimmy?
No. Sto andando a Miami per una riunione. Un grosso cliente. Sei milioni di
fatturato. Bisogna che vada a tenergli la mano perché lanceremo una campagna
speciale, la primavera prossima.
Sei sempre con Crager e Barton?
Sono un dirigente, ora.
Un VIP? Fantastico! Congratulazioni! Quando è successo? Cercava di dire a se
stesso che quel piccolo tarlo di gelosia, nello stomaco, era solo un po' di
acido dovuto a indigestione. Tirò fuori un tubetto di pillole antiacido e ne
mise una in bocca.
L'agosto scorso. E' accaduto qualcosa che ha cambiato la mia vita. McCann
guardò pensosamente Morrison e sorseggiò la sua bibita. Potrebbe interessare
anche a te.
Mio Dio, pensò Morrison con un interno sussulto. Jimmy McCann si è dato alla
religione.
Sentiamo, disse, e mandò giù una buona sorsata della sua bibita.
Non ero molto in forma, raccontò McCann. Problemi personali con Sharon, la
morte di mio padre¤collasso cardiaco¤e per di più avevo una tosse da spaccare
il petto. Bobby Crager passa dal mio ufficio, un giorno, e mi tiene un
predicozzo tra il pepato e il paterno. Te li ricordi, vero, quei due?
Sì, sì. Morrison aveva lavorato da Crager e Barton per un anno e mezzo, prima
di entrare alla Morton Agency. O ingrani la marcia o infili la porta.
McCann rise. Sai tutto. Bene, come ultima goccia, il medico mi dice che ho un
principio di ulcera. E mi ordina di smettere di fumare. McCann fece una
smorfia. Tanto valeva dirmi di smettere di respirare.
Morrison assentì, con assoluta comprensione. I non fumatori potevano
permettersi di mostrarsi superiori. Guardò con disgusto la sigaretta e la
spense, sapendo che di li a cinque minuti ne avrebbe accesa un'altra.
E hai smesso? domandò.
Sì, ho smesso. Da principio non credevo che ci sarei riuscito: baravo a tutto
spiano. Poi, incontrai un tale che mi parlò di una organizzazione, nella
Quarantaseiesima Strada. Specialisti. Dissi: tanto che cosa ci rimetto, e
andai a sentire. Da quel momento non ho più fumato.
Morrison sgranò tanto d'occhi. Che cosa ti hanno fatto? T'avranno riempito di
droga.
No. McCann aveva tirato fuori il portafoglio e stava rovistando tra le carte.
Ah, eccolo. Sapevo di averne uno con me. Posò sul bar, in mezzo a loro due, un
cartoncino bianco, molto semplice:
QUITTERS, INC.
Smettetela di andare in fumo!
237, 46a Strada Est
Si riceve per appuntamento
Tienilo, se vuoi, disse McCann. Ti fanno smettere, garantito.
Come?
Non posso dirtelo.
Eh? Perché no?
Fa parte del contratto che ti fanno firmare. A ogni modo, ti spiegano come
funziona quando vai là per un colloquio.
Hai firmato un contratto?
McCann fece segno di sì.
E sulla base di quello...
Già. McCann sorrideva a Morrison, che pensò: Be', è successo. Jim McCann è
andato a ingrossare le file di quei maledetti che non fumano.
Perché tanta segretezza, visto che i risultati sono così fantastici? Com'è che
non ho mai visto nessuna pubblicità alla TV, nessun cartellone, nessuna
réclame sulle riviste...
Hanno più clienti di quanti ne possono curare, senza bisogno di pubblicità.
Tu sei un pubblicitario, Jimmy. Non puoi credere a una cosa del genere.
Invece sì, disse McCann. Hanno un indice di successi del novantotto per cento.
Aspetta un istante, riprese Morrison. Fece segno che gli portassero un altra
birra e accese una sigaretta. Dimmi forse ti legano con le cinghie e ti fanno
fumare fino a che vomiti?
No.
Ti danno qualcosa che ti fa star male ogni volta che accendi...
No, niente di tutto questo. Vacci e vedrai da te. Accennò alla sigaretta di
Morrison. In fondo, non è che ti piaccia, vero?
Nooo, ma...
Smettere ha veramente cambiato le cose, per me, disse McCann. Non so se sia
così per tutti, forse no, ma per me è stato come far cadere una maschera. Mi
sentivo meglio e i miei rapporti con Sharon miglioravano. Avevo più energia e
il mio rendimento nel lavoro aumentava a vista d'occhio.
Senti, mi hai davvero incuriosito. Non potresti almeno...
Mi dispiace, Dick. Proprio non posso parlarne. La voce di McCann era ferma.
E sei ingrassato?
Per un attimo, Morrison ebbe l'impressione che l'amico assumesse un'aria
truce. Sì. Un po' troppo, anzi. Ma poi ho perso i chili in più. Ora sono
giusto. Prima ero pelle e ossa.
I passeggeri del Volo 206 sono attesi al Cancello 9, annunciò l'altoparlante.
E' il mio, disse McCann, alzandosi. Gettò un biglietto da cinque sul banco.
Bevine un altro, se ti va. E pensa a quello che ti ho detto, Dick. Dico sul
serio. Un attimo dopo era già lontano, e si faceva largo tra la folla, verso
la scala mobile. Morrison prese in mano il cartoncino, lo guardò con aria
pensosa, poi lo mise nel portafoglio e non ci pensò più.
Un mese più tardi, il biglietto scivolò fuori dal portafoglio sul piano di un
altro bar. Lui era venuto via dall'ufficio presto ed era entrato li per
ammazzare, bevendo, il resto del pomeriggio. Le cose non andavano tanto bene,
alla Morton Agency. Anzi,
le cose andavano spaventosamente a rotoli.
Diede un biglietto da dieci al barista per pagare il conto, poi prese in mano
il cartoncino e lo rilesse. Il 237 della Quarantaseiesima Est era a un paio di
isolati soltanto da li; fuori era una fresca, soleggiata giornata di ottobre,
e magari, tanto
per farsi una risata...
Quando il barista gli portò il resto, lui finì di bere e poi andò a fare due
passi.
La Quitters, Inc. era in un palazzo nuovo dove l'affitto mensile per dei
locali uso ufficio era probabilmente vicino alla somma che Morrison percepiva
per un anno di stipendio. Dal quadro indicativo giù nell'atrio, si fece l'idea
che quegli uffici prendessero un intero piano, e questo significava quattrini.
Denaro a profusione.
Salì con l'ascensore, uscì in un foyer con tanto di moquette alta così e di là
passò in una sala d'aspetto arredata con gusto. Un'ampia finestra si
affacciava sul traffico caotico che, da lassù, sembrava composto da insetti.
Tre uomini e una donna sedevano nelle poltrone lungo le pareti, sfogliando
riviste. Gente d'affari, si vedeva lontano un miglio. Morrison si avvicinò
alla scrivania.
Un amico mi ha dato questo, disse, consegnando il cartoncino all'impiegata.
Immagino si possa dire che è un vostro alunno.
Lei sorrise e infilò un modulo nella macchina da scrivere. Il suo nome,
signore?
Richard Morrison.
Clac-clacheti-clac. Ma clac quanto mai smorzati; la macchina da scrivere era
un'IBM.
Il suo indirizzo?
29 Maple Lane, Clinton, New York.
Sposato?
Sì.
Figli?
Uno. Pensò ad Alvin e aggrottò un poco la fronte. Uno non era proprio esatto.
Mezzo, sarebbe stato più rispondente al vero. Suo figlio era un ritardato
mentale e viveva in un istituto speciale, nel New Jersey
Chi le ha fatto il nostro nome, signor Morrison?
Un vecchio compagno di scuola. James McCann.
Benissimo. Vuole accomodarsi? E' stata una giornata piuttosto intensa.
Bene.
Si mise a sedere tra la donna, che indossava un severo vestito blu, e un
giovane con l'aria del dirigente che sfoggiava un completo a spina di pesce e
un accenno di basettoni. Tirò fuori il pacchetto delle sigarette, si guardò
intorno, vide che non c'erano portaceneri.
Rimise via il pacchetto. Niente di male. Sarebbe stato al gioco fino in fondo,
poi avrebbe acceso al momento di venire via. Magari avrebbe lasciato cadere un
po' di cenere su quel prezioso tappeto orientale, se l'avessero fatto
aspettare troppo a lungo. Prese dal tavolino una copia del Times e cominciò a
sfogliarla.
Venne chiamato un quarto d'ora più tardi, dopo la donna in blu. Il suo
centro-nicotina cominciava a farsi sentire a gran voce, ora. Un uomo che era
entrato dopo di lui tirò fuori un portasigarette, lo aprì, vide che non
c'erano portaceneri e lo rimise via... con fare un po' colpevole, pensò
Morrison. Si sentì subito meglio.
Finalmente, l'impiegata gli rivolse un sorriso radioso e disse: Si accomodi,
prego, signor Morrison.
Morrison infilò la porta al di là della scrivania di lei e si ritrovò in un
corridoio dall'illuminazione indiretta. Un uomo massiccio con i capelli
bianchi che avevano un che di artificiale gli strinse la mano, gli sorrise
affabilmente e disse: Mi segua, signor Morrison.
Fece strada oltre un certo numero di porte chiuse, poi ne aprì una verso la
metà del corridoio, usando la sua chiave. Al di là della porta c'eta
un'austera stanzetta tappezzata a pannelli di sughero bianco. L'arredamento
era costituito da un tavolino, con una sedia di qua e una di là. Sembrava ci
fosse una finestrella rettangolare, nella parete dietro il tavolino, ma era
coperta da una specie di tendina verde. Sulla parete alla sinistra di
Morrison, c'era un ritratto: un uomo alto, con i capelli brizzolati. In una
mano teneva un foglio di carta. Aveva un aspetto vagamente familiare.
Sono Vic Donatti, disse l'uomo massiccio. Se decide di andare avanti nel
nostro programma, mi occuperò io del suo caso.
Piacere di conoscerla, disse Morrison. Moriva dalla voglia di fumare una
sigaretta.
Si sieda, prego.
Donatti posò sul tavolo il modulo riempito dall'impiegata, poi ne prese un
altro dal cassetto. Fissò Morrison proprio negli occhi. Lei vuole smettere di
fumare?
Morrison si schiarì la gola, accavallò le gambe, cercò di pensare a un modo di
giocare sull'equivoco. Impossibile. Sì, rispose.
Vuole firmare questo? L'altro gli diede il modulo. Morrison lo scorse in
fretta. Il firmatario s'impegnava a non divulgare i metodi o le tecniche,
eccetera eccetera...
Certo. Donatti gli mise in mano una penna. Scarabocchiò il suo nome, e Donatti
controfirmò. Un attimo dopo, il foglio era scomparso nel cassetto del
tavolino. Bene, pensò lui, con ironia, mi sono impegnato. L'aveva già fatto
altre volte. Una volta, l'impegno era durato per ben due giorni.
Bene, disse Donatti, noi non perdiamo tempo con la propaganda, qui, signor
Morrison. In questioni di salute, di spesa, o altro. Non c'interessa il perché
lei vuole smettere di fumare. Siamo pragmatisti.
Bene, disse Morrison, non sapendo che altro dire.
Non facciamo uso di farmaci. Non reclutiamo gente che le faccia delle
prediche. Non raccomandiamo alcuna dieta speciale. E non ci facciamo pagare
finché non sarà passato un anno da che lei avrà smesso.
Mio Dio!
Il signor McCann non gliel'aveva detto?
No.
Come sta il signor McCann, a proposito? Bene?
Benissimo.
Eccellente. A meraviglia. Allora... soltanto qualche domanda, signor Morrison.
Saranno di natura un po' personale, ma le assicuro che le sue risposte saranno
tenute nella massima confidenza.
Sì? disse Morrison, senza compromettersi.
Sua moglie come si chiama?
'Lucinda Morrison. Da ragazza si chiamava Ramsey.
Morrison rialzò bruscamente lo sguardo, ma Donatti lo stava fissando
placidamente. Sì, certo, rispose.
Ha mai avuto problemi coniugali? Non so, una separazione?
Che cosa c'entra questo con l'intenzione di non fumare più? chiese Morrison.
Suonava più irritato di quanto realmente fosse, ma voleva¤diavolo, aveva
urgenza¤di una sigaretta.
C'entra e come, rispose Donatti. Porti pazienza e vedrà.
Niente. Niente del genere. Sebbene i rapporti fossero stati un po' tesi,
ultimamente.
Avete un unico figlio?
Sì. Alvin. E' in una scuola privata.
E che scuola è?
Questo, rispose con decisione Morrison, non intendo dirlo.
Come crede, disse cortesemente Donatti. Guardò Morrison con un sorriso
disarmante. Tutte le sue domande riceveranno risposta domani, durante la prima
seduta.
Ah, bene! rispose Morrison, e si alzò.
Un'ultima domanda, disse Donatti. Lei non fuma da più di un'ora. Come si
sente?
Bene, mentì Morrison. Benissimo.
Buon per lei! esclamò Donatti. Fece il giro del tavolino e andò ad aprire la
porta. Se la goda, stasera. Da domani in poi, non fumerà mai più.
Ne è sicuro?
E' garantito, signor Morrison, rispose solennemente Donatti.
Il giorno dopo, alle tre in punto, era seduto nella sala d'aspetto della
Quitters, Inc. Aveva passato gran parte della giornata incerto se mancare
all'appuntamento che l'impiegata gli aveva fissato, prima di venir via di là,
o se andarci con uno spirito di testarda cooperazione: Vediamo se la spunti
anche con me, amico.
Alla fine, qualcosa che Jimmy McCann aveva detto l'aveva convinto a tener fede
all'appuntamento: Ha cambiato tutta la mia vita. Il cielo sapeva se anche
nella sua vita c'era bisogno di qualche cambiamento. E poi, era spinto dalla
sua stessa curiosità. Prima di salire con l'ascensore, fumò una sigaretta fino
al filtro. Peccato davvero se è l'ultima, pensò. Aveva un gusto orribile.
La sosta in sala d'aspetto fu più breve, stavolta. Quando l'impiegata gli
disse che poteva accomodarsi, Donatti lo stava già aspettando. Gli tese la
mano, gli sorrise, e a Morrison sembrò che in quel sorriso ci fosse qualcosa
di sinistro. Cominciò a sentirsi un po' teso, e questo gli faceva desiderare
una sigaretta.
Venga con me, disse Donatti, e fece strada verso la solita stanzetta. Sedette
di nuovo alla scrivania, e Morrison prese l'altra sedia.
Sono molto contento che sia venuto, disse Donatti. Un buon numero di
potenziali clienti non si fa vedere più, dopo il colloquio preliminare.
Scoprono che il loro desiderio di smettere non era affatto forte come
pensavano. Sarà un vero piacere lavorare con lei a quest'impresa. ,
La cura quando comincia? Ipnosi, stava pensando Morrison. Deve trattarsi di
ipnosi.
Oh, è già cominciata. Ha avuto inizio quando ci siamo stretti la mano, in
corridoio. Ha con sé delle sigarette, signor Morrison?
Sì.
Vuole darmele, per favore?
Con una stretta di spalle, Morrison porse il pacchetto a Donatti. Tanto,
dentro ce n'erano rimaste soltanto due o tre.
Donatti posò il pacchetto sulla scrivania. Poi, sorridendo e fissando Morrison
negli occhi, serrò la destra a pugno e cominciò a martellare di colpi il
pacchetto delle sigarette, che si appiattiva e si cincischiava. L'estremità di
una sigaretta si ruppe e volò fuori. Sul piano del tavolino c'erano frammenti
di tabacco. Il rumore fatto dal pugno di Donatti era molto forte, nella stanza
chiusa. Il sorriso rimaneva sulla faccia dell'uomo, nonostante la violenza dei
colpi, e Morrison ne era agghiacciato.
Probabilmente è proprio l'effetto che intendono raggiungere, pensò poi.
Alla fine, Donatti smise di martellare. Prese in mano il pacchetto, un rudere
informe e contorto. Lei non crederebbe al piacere che provo, disse, e gettò il
pacchetto nel cestino dei rifiuti. Sono tre anni che faccio questo mestiere,
eppure provo la stessa soddisfazione.
Come cura, lascia qualcosa a desiderare, si permise di osservare Morrison. C'è
un'edicola, giù nell'atrio di questo stesso palazzo. Vendono sigarette di
tutte le marche.
Sì, lo so. Donatti intrecciò le dita. Suo figlio, Alvin Dawes Morrison, è
all'Istituto Paterson, una scuola per bambini handicappati. Trauma cerebrale
dovuto a malformazione congenita. Quoziente di intelligenza accertato, 46. Non
rientra del tutto nella categoria di ritardati educabili. Sua moglie...
Come l'avete scoperto? scattò Morrison. Era sorpreso e furente. Non avevate il
diritto di ficcare il naso nelle mie...
Sappiamo molte cose di lei, signor Morrison, lo interruppe placidamente
Donatti. Ma, come ho detto, saranno tenute nella massima riservatezza.
Basta, io me ne vado, disse a denti stretti Morrison. E si alzò.
Rimanga ancora un momento.
Morrison guardò attentamente l'altro. Donatti non sembrava sconvolto. Anzi
sembrava lievemente divertito. La sua era l'espressione di chi ha assistito a
quella
reazione decine di volte; forse centinaia.
Va bene. Ma spero che la spiegazione mi convinca.
Oh, vedrà! Donatti si appoggiò alla spalliera. Le ho detto che siamo
pragmatisti. Come tali, dobbiamo cominciare col renderci conto di quanto è
difficile curare questo tipo di tossicomania. Il tasso di ricaduta è quasi
dell'ottantacinque per cento. L'indice di ricaduta per chi ha il vizio
dell'eroina è più basso di così. E' un problema straordinario. Assolutamente
fuori del normale.
Morrison gettò un'occhiata dentro il cestino. Una delle sigarette, sebbene
tutta contorta, appariva ancora fumabile. Donatti rise bonariamente, si chinò
verso il cestino e la sbriciolò tra le dita.
A volte le legislature degli Stati sentono avanzare la richiesta che i sistemi
carcerari aboliscano la razione di sigarette settimanali. Tale proposte
vengono invariabilmente respinte. Nei pochi casi in cui sono state accolte,
nelle carceri ci sono state rivolte feroci. Sommosse, signor Morrison. Pensi!
A me, constatò Morrison, non fa nessuna meraviglia.
Ma rifletta un momento su ciò che questo implica. Quando lei mette un uomo in
prigione gli toglie ogni possibilità di una vita sessuale normale, gli toglie
i liquori, la politica, la libertà di movimento. Nessuna rivolta: o poche, in
confronto al numero delle carceri. Ma quando lei prova a togliergli le
sigarette... wham! Bam! Donatti calò il pugno sul tavolo.
Durante la Prima guerra mondiale, quando nessuno, in Germania, riusciva a
procurarsi delle sigarette, la vista di aristocratici tedeschi che
raccattavano cicche per la strada era cosa di ordinaria amministrazione.
Durante la Seconda guerra mondiale, molte donne americane, non riuscendo a
trovare le sigarette, si convertirono alla pipa. Il problema è affascinante
per un vero pragmatista, signor Morrison.
Potremmo passare alla cura?
Sì, un momento. Venga qui vicino, per favore. Donatti si era alzato e ora
stava in piedi presso le tende verdi che Morrison aveva notato il giorno
innanzi. Donatti tirò le tende, scoprendo una finestra rettangolare che
guardava in una stanza deserta e spoglia. No, non del tutto deserta. C'era un
coniglio, sul pavimento, mangiava certe pallottoline da un piatto.
Che bel coniglietto, commentò Morrison.
Già. Lo osservi. Donatti premette un bottone presso il davanzale della
finestra. Il coniglietto smise di mangiare e cominciò a saltellare follemente.
Sembrava balzare più in alto ogni volta che le sue zampette toccavano terra.
Il pelo gli si rizzava in tutte le direzioni. Gli occhi erano sgranati,
impauriti.
La smetta! Lo farà morire fulminato!
Donatti lasciò andare il pulsante. Tutt'altro. Nel pavimento passa una
corrente a bassissima tensione. Osservi il coniglio, signor Morrison!
La bestiola era accucciata a circa tre metri dal piatto di cibo. Arricciava il
naso. All'improvviso, con un balzo andò a rifugiarsi in un angolo.
Se il coniglio prende la scossa abbastanza spesso, mentre sta mangiando, disse
Donatti, non metterà molto ad associare le due cose. Mangiare causa
sofferenza. Ragione per cui, si asterrà dal mangiare. Ancora qualche scarica,
e il coniglio morirà di fame davanti al suo cibo. Si chiama addestramento
all'avversione.
Nella testa di Morrison, si fece luce.
No, grazie tante. Si diresse alla porta.
Aspetti, la prego, signor Morrison.
Morrison non si fermò. Afferrò la maniglia... e sentì che non cedeva affatto
sotto la sua mano. Apra immediatamente.
Signor Morrison, se vuole sedersi e...
Apra questa porta o la denuncerò alla polizia prima che abbia il tempo di dire
Marlboro.
Segga. La voce era gelida come ghiaccio tritato.
Morrison guardò Donatti. Gli occhi castani dell'uomo erano torbidi e
agghiaccianti. Mio Dio, pensò, sono chiuso qui dentro con uno psicopatico. Si
passò la lingua sulle labbra. In vita sua, non aveva mai sentito tanto forte
il bisogno di una sigaretta.
Lasci che le spieghi la cura con maggiori particolari.
Forse non ha capito, replicò Morrison, con simulata pazienza. Non voglio
farla, la cura. Ho deciso di lasciar perdere.
No, signor Morrison. E' lei, quello che non capisce. Non ha più scelta, ormai.
Quando le ho detto che la cura era già cominciata, dicevo la pura verità.
Pensavo che ci fosse arrivato, ormai.
Lei è pazzo! esclamò Morrison, stupito.
No. Soltanto un pragmatista. Lasci che le dica tutto sul metodo di cura.
Faccia pure, acconsentì Morrison. Purché sia chiaro che, appena uscirò di qui,
comprerò cinque pacchetti di sigarette e le fumerò tutte intanto che vado al
commissariato di polizia. Si rese improvvisamente conto che si stava mordendo
il pollice, succhiandoselo, e s'impose di smettere.
Come crede. Ma penso che cambierà idea, quando avrà visto l'intero quadro.
Morrison non disse niente. Tornò a sedersi e intrecciò le dita.
Durante il primo mese di cura, i nostri agenti la terranno sotto costante
controllo, spiegò Donatti. Sarà in grado di individuarne alcuni. Non tutti. Ma
saranno sempre con lei. Sempre. Se la vedranno fumare una sigaretta, io
riceverò una telefonata.
E immagino che mi farà trascinare qui, dove riceverò lo stesso trattamento del
coniglio, disse Morrison. Tentava di ostentare un tono freddo e sarcastico, ma
improvvisamente si sentiva atterrito, terrorizzato. Quello era un incubo.
Oh, no! disse Donatti. Sua moglie riceverà il trattamento del coniglio, non
lei.
Morrison lo fissava, ammutolito.
Donatti sorrise. Lei, disse, starà a guardare.
Dopo che Donatti l'ebbe lasciato uscire, Morrison camminò per più di due ore
in preda allo sbalordimento più totale. Era un'altra bella giornata, ma lui
non se ne accorgeva neppure. La mostruosità della faccia sorridente di Donatti
cancellava qualsiasi altra cosa.
Vede, gli aveva spiegato Donatti, un problema pragmatico richiede soluzioni
pragmatiche. Deve rendersi conto che noi abbiamo a cuore i suoi interessi.
La Quitters, Inc., a sentire Donatti, era una specie di fondazione:
un'organizzazione senza fini di lucro nata per volontà dell'uomo del ritratto.
Quel signore aveva avuto un enorme successo in diverse attività di famiglia:
tra queste, macchinette a gettoni, saloni per massaggi, lotterie clandestine e
un attivo (anche se clandestino) commercio tra New York e la Turchia. Mort Tre
Dita Minelli era stato un fumatore accanito: sulla media dei tre pacchetti al
giorno. Il foglio che aveva in mano nel ritratto era una diagnosi medica:
cancro al polmone. Mort era morto nel 1970, dopo avere fondato la Quitters,
Inc., con i fondi di famiglia.
Cerchiamo di mantenere il bilancio in pareggio fin dove è possibile, aveva
detto Donatti. Ma ci interessa soprattutto aiutare un nostro simile. E poi, si
sa, ci sono le tasse.
La cura era di una semplicità raggelante. Un primo sgarro e Cindy sarebbe
stata portata in quella che Donatti chiamava la stanza del coniglio. Un
secondo, e la stessa cosa sarebbe toccata a Morrison. Al terzo passo falso,
entrambi sarebbero stati portati là, insieme. Un quarto sgarro avrebbe
mostrato gravi problemi di cooperazione, e avrebbe richiesto misure più
severe. Un agente sarebbe stato mandato alla scuola di Alvin, per farla pagate
al bambino.
Provi a immaginare, aveva detto Donatti, sorridendo, quanto sarebbe orribile
per il piccolo. Non capirebbe, nemmeno se qualcuno tentasse di dargli
spiegazioni. Saprebbe soltanto che qualcuno gli sta facendo del male perché
papà ha fatto il cattivo. Ne sarebbe terrorizzato.
Carogna! aveva mormorato Morrison, sentendosi impotente. Era lì li per
piangere. Sporco, lurido verme.
Cerchi di non fraintendere, aveva raccomandato Donatti. Sorrideva,
comprensivo. Ho la certezza che non accadrà. Il quaranta per cento dei nostri
clienti non ha mai avuto bisogno di essere richiamato all'ordine, e soltanto
un dieci per cento cade in disgrazia più di tre volte. Sono cifre
rassicuranti, non le pare?
Morrison non le trovava rassicuranti. Le trovava agghiaccianti.
Naturalmente, se poi trasgredisce una quinta volta... Che cosa intende dire?
Donatti aveva sorriso, quasi divertito. La stanza per lei e per sua moglie,
una seconda battuta per il bambino, e una battuta per sua moglie.
Morrison, spinto al di là di qualsiasi considerazione razionale, s'era
scagliato contro Donatti, dall'altro lato della scrivania. Donatti, che in
apparenza sembrava completamente rilassato s'era mosso con rapidità
sorprendente. Spinta indietro la sedia aveva sollevato entrambi i piedi al
disopra della scrivania e li aveva piantati nello stomaco di Morrison.
Boccheggiante e senza fiato, Morrison era indietreggiato, barcollando.
Si metta a sedere, Morrison, aveva detto benignamente Donatti. Vediamo di
parlarne da individui razionali.
Quando era riuscito a ritrovare il respiro, Morrison aveva fatto come gli
veniva ordinato. Gli incubi dovevano pur finire a un certo punto, vero?
La Quitters, Inc., aveva spiegato ulteriormente Donatti, operava su una scala
di punizione da uno a dieci. Gli scalini sei, sette e otto erano costituiti da
ulteriori soste nella stanza del coniglio (con aumenti di voltaggio) e da
percosse più gravi. Al nono scalino, ad Alvin sarebbero state spezzate
entrambe le braccia.
E al decimo? aveva domandato Morrison, con la gola secca.
Donatti aveva scosso la testa, con tristezza. Al decimo ci diamo per vinti,
signor Morrison. Lei diventa parte di quel due per cento di irrecuperabili.
E rinunciate del tutto?
In un certo senso. Donatti aveva aperto uno dei cassetti della scrivania e
posato sul ripiano una 45 con silenziatore. Poi, aveva sorriso, fissando
Morrison proprio negli occhi. Ma perfino quel due per cento di irrecuperabili
non fuma più. E' garantito.
Al film del venerdì sera, alla TV, Cindy difficilmente rinunciava; ma, dopo
un'ora di brontolii e di sospiri da parte di Morrison, quasi non riusciva più
a stare attenta.
Ma che cosa c'è? chiese, durante un intervallo pubblicitario.
Niente... tutto, brontolò lui. Ho deciso di smettere di fumare.
Lei rise. Quando? Cinque minuti fa?
Dalle tre di questo pomeriggio.
Davvero non hai fumato neppure una sigaretta, dalle tre di oggi?
Davvero, disse lui, e cominciò a rosicchiarsi l'unghia del pollice. Era
ridotta in condizioni pietose.
Ma è splendido! Come mai hai deciso di smettere?
L'ho fatto per te, disse lui. E per... per Alvin.
Lei spalancò gli occhi e, quando sullo schermo ricominciò la proiezione del
film, neppure se ne accorse. Dick nominava raramente il loro bambino
ritardato. Gli si avvicinò, guardò il portacenere vuoto lì accanto, poi fissò
il marito negli occhi. Davvero stai cercando di smettere, Dick?
Davvero, confermò lui. E se andassi alla polizia, Cindy, aggiunse mentalmente,
piomberebbe qui la squadra di gorilla locale a cambiarti i connotati.
Sono contenta. E se anche non dovessi farcela, ti siamo grati tutti e due per
il pensiero, sai, Dick?
Oh, credo che ce la farò, disse lui, pensando allo sguardo torbido e omicida
che Donatti aveva negli occhi mentre gli sferrava quel calcio allo stomaco.
Dormì malissimo quella notte, appisolandosi e svegliandosi di continuo. Verso
le tre, si ritrovò completamente sveglio. La smania di fumare era come una
febbre, in lui. Scese e andò nel suo studio. La stanza era un vano ricavato al
centro della casa. Niente finestre. Tirò a sé il cassetto di sopra della
scrivania e sbirciò nell'interno, affascinato dalla scatola delle sigarette.
Si guardo attorno e si passò la lingua sulle labbra.
Osservazione costante durante il primo mese, aveva detto Donatti. Diciotto ore
al giorno nel corso dei due successivi: ma lui non avrebbe mai saputo quali
diciotto ore. Durante il quarto mese, quello in cui la maggior parte dei
clienti tendeva alle ricadute, il servizio sarebbe tornato alle
ventiquattr'ore su ventiquattro. Poi, dodici ore di sorveglianza saltuaria al
giorno per il resto dell'anno. E dopo? Sorveglianza a caso, per il resto della
vita del cliente.
Per il resto della sua vita.
L'ispezione potrebbe avere luogo un mese sì e uno no, aveva precisato Donatti.
Oppure a giorni alterni. O costantemente per una settimana di seguito nel
corso dei prossimi due anni. L'essenziale è che lei non lo saprà. Se fuma,
avrà l'impressione di giocare d'azzardo con dadi di dinamite. Chissà se mi
stanno osservando? Chissà se in questo stesso istante non stanno andando a
prendere mia moglie, o non stanno mandando qualcuno a torturare mio figlio.
Bello, vero? E, se ce la farà a farsi una fumatina di nascosto, il gusto sarà
orribile. Avrà il sapore del sangue di suo figlio.
Ma era impossibile che lo stessero sorvegliando ora, nel cuore della notte,
nel suo stesso studio. La casa era silenziosa come una tomba.
Guardò le sigarette dentro la scatola per quasi due minuti, incapace di
distogliere lo sguardo. Poi andò sulla porta dello studio, scrutò nel
corridoio deserto, e tornò a contemplare le sigarette ancora per un po'. Un
quadro orribile gli si formava davanti agli occhi: la sua vita si stendeva
davanti a lui senza una sola sigaretta, neppure per sbaglio. Come gli sarebbe
mai stato possibile, in nome di Dio, affrontare un'altra difficile
presentazione a un cliente duro da convincere senza una sigaretta accesa, da
tenere con disinvoltura tra le dita mentre si preparava a spiegare diagrammi e
disegni? Come avrebbe fatto per sopportare le innumerevoli mostre di fiori
alle quali lo trascinava Cindy, senza poter fumare? Dove avrebbe trovato la
forza di alzarsi, al mattino, senza una sigaretta da gustare mentre beveva il
caffè e leggeva il giornale?
Malediceva se stesso, per essersi cacciato in quell'avventura. Malediceva
Donatti. E, soprattutto, malediceva Jimmy McCann. Come aveva potuto fargli uno
scherzo simile? E sì che lui sapeva, carogna che non era altro! Le mani gli
tremavano per il desiderio di afferrare Jimmy Giuda McCann e strangolarlo.
Furtivamente, tornò a guardarsi attorno. Infilò una mano nella scatola e prese
una sigaretta. L'accarezzò, coccolandola. Come diceva quel vecchio slogan?
Così rotonda, così soda, così ricca di promesse. Parole più vere non erano mai
state dette. Si mise in bocca la sigaretta poi esitò. Si mise in ascolto,
tendendo l'orecchio.
Non era venuto un lievissimo scricchiolio dall'armadio a muro? Un movimento
impercettibile? Sicuramente no. Eppure...
Un'altra immagine mentale: il coniglio che spiccava salti folli per sottrarsi
alla scossa elettrica. Il pensiero di Cindy in quella stanza...
Ascoltava, disperato, e non sentiva niente. Diceva a se stesso che non doveva
fare altro che andare alla porta dell'armadio a muro e spalancarla. Ma aveva
troppa paura di quello che poteva trovare. Se ne tornò a letto ma, per un bel
pezzo, non riuscì a prendere sonno.
Nonostante si sentisse uno straccio, il mattino dopo, la colazione gli sembrò
ottima. Dopo un attimo di esitazione, alla solita scodella di fiocchi di
granturco fece seguire due uova strapazzate. Stava lavando con aria immusonita
la padella quando Cindy arrivò da basso, in vestaglia.
Richard! Sarà da quando Ettore era un cucciolo che non ti vedevo mangiare uova
al mattino.
Morrison si limitò a un brontolio. Considerava da quando Ettore era un
cucciolo uno dei modi di dire più stupidi di Cindy, da fare il paio con
bacerei un maiale.
Non hai ancora fumato? chiese lei, versandosi del succo d'arancia.
No.
Scommetto che riprenderai prima di mezzogiorno, proclamò Cindy, con
noncuranza.
Bell'aiuto mi dai, maledizione! imprecò lui, voltandosi di scatto. Tu e tutti
quelli che non fumano, credete che sia... Oh, lasciamo perdere.
Si aspettava che la moglie si arrabbiasse, invece lei lo stava guardando con
una sorta di meraviglia. Ma tu fai sul serio! esclamò. Fai proprio sul serio.
Puoi scommetterci. Non saprai mai fino a che punto sono serio, spero.
Poverino, disse lei, avvicinandoglisi. Sembri un morto riscaldato. Ma sono
molto fiera di te.
Morrison la strinse a sé, forte forte.
Scene dalla vita di Richard Morrison, ottobre-novembre:
Morrison e un vecchio amico della Larkin Studios al bar di Jack Dempsey.
L'amico offre una sigaretta. Morrison serra un po' più forte il suo bicchiere
e dice: Ho deciso di smettere. L'amico ride e dice: Ti do tempo una settimana.
Morrison, in attesa del treno del mattino, sbircia da dietro il Times un
giovanotto vestito di blu. Vede quel giovane quasi tutte le mattine, ora, e a
volte anche in altri luoghi. Al ristorante, dove lui è in attesa di un
cliente. Intento a guardare dei 45 giri da Sam Goody, dove Morrison sta
cercando un album di Sam Cooke. Un'altra volta tra i quattro giocatori che
seguono il gruppo di Morrison, al locale circolo del golf.
Morrison che si ubriaca a una festa, per la voglia di una sigaretta: ma non si
ubriaca abbastanza da accettarne una.
Morrison che va a trovare il suo bambino, e gli porta una grossa palla che, a
schiacciarla, fa un verso buffo. Il bacio bavoso ed estasiato del bambino.
Chissà perché, non più ripugnante come una volta. Morrison che stringe a sé il
bambino rendendosi conto di quello che Donatti e soci hanno cinicamente
scoperto prima di lui: l'amore è la più perniciosa di tutte le droghe.
Lasciate che i romantici discutano sulla sua esistenza. I pragmatisti
l'accettano e se ne servono.
Morrison che sta perdendo a poco a poco il bisogno fisico di fumare, ma stenta
a perdere il desiderio psicologico, o la necessità di mettere qualcosa in
bocca: mentine, caramelle, uno stuzzicadenti. Poveri surrogati, tutti.
Infine, Morrison preso in un colossale ingorgo di traffico nel Midtown Tunnel.
Oscurità. Clacson che strombettano. Aria soffocante. Traffico ingarbugliato al
di là di ogni speranza... E, all'improvviso, Morrison aprì lo sportellino del
cruscotto e fissò il pacchetto mezzo vuoto rimasto là dentro. Continuò a
guardarlo per qualche istante, poi afferrò una sigaretta e l'accese con
l'accendino del cruscotto. Se succede qualcosa, la colpa è di Cindy, disse a
se stesso con aria di sfida. Gliel'avevo detto di far sparire tutte le
maledette sigarette.
La prima boccata lo fece tossire furiosamente. La seconda, gli fece lacrimare
gli occhi. La terza gli diede uno strano senso di languore e di capogiro. E'
pessima, pensò.
E, subito dopo: Mio Dio, che cosa sto facendo?
Clacson strombettarono con impazienza dietro di lui. Davanti, il traffico
aveva cominciato a muoversi di nuovo. Schiacciò la sigaretta nel portacenere,
aprì entrambi i finestrini anteriori, mise in funzione il ventilatore, poi
prese a sventolare l'aria, inutilmente, come un ragazzino che abbia appena
fatto sparire giù per il water la sua prima cicca.
Si unì al flusso ancora un po' irregolare del traffico, e guidò fino a casa.
Cindy? chiamò. Sono a casa.
Nessuna risposta.
Cindy? Tesoro, dove sei?
Il telefono squillò e lui si precipitò a rispondere. Pronto? Cindy?
Pronto, signor Morrison, disse Donatti. Aveva un tono amabilmente sbrigativo.
Pare che abbiamo una piccola questione da sistemare. Le va bene per le cinque?
Mia moglie è in mano sua?
Risatina indulgente di Donatti. Bravo. Ha indovinato.
Senta, la lasci andare, farfugliò Morrison. Non succederà più. E' stato un
lapsus, una semplice distrazione, nient'altro. Ho tirato appena tre boccate e,
per amor del cielo, non è stato neppure gradevole!
Peccato. Conto d'averla qui per le cinque, intesi?
La prego, disse Morrison, vicino alle lacrime. La prego... Stava parlando a un
telefono muto.
Alle cinque del pomeriggio la sala d'aspetto era deserta, salvo la solita
impiegata, che gli rivolse un sorriso malizioso, fingendo di ignorare il
pallore e l'aspetto stravolto di Morrison. Signor Donatti? chiamò, nel
telefono interno. C'è qui il signor Morrison che desidera vederla. Rivolse un
cenno a Morrison. Prego, si accomodi.
Donatti aspettava fuori della solita stanza insieme a un tale che indossava
una maglietta di cotone e aveva in mano una 38. Un tale che aveva la
corporatura di un gorilla.
Senta, disse Morrison a Donatti. Possiamo studiare una via d'uscita. vero? La
compenserò. Le...
Zitto! intimò l'uomo con la 38.
Lieto di vederla, disse Donatti. Peccato che l'incontro debba avvenire in
circostanze così avverse. Vuole seguirmi? Vedremo di far presto. Posso
assicurarle che sua moglie non riporterà alcun danno... per questa volta.
Morrison fece l'atto di scagliarsi contro Donatti.
Andiamo, andiamo, disse Donatti, con aria seccata. Se fa così, Junk sarà
costretto a stordirla con il calcio della pistola e per sua moglie non
cambierà niente lo stesso. Mi sa dire che cosa ci guadagna?
Le auguro di marcire all'inferno, disse Morrison a Donatti.
Donatti sospirò. Se avessi un soldo per ogni volta che qualcuno ha espresso un
sentimento analogo, potrei ritirarmi dagli affari. Le sia di lezione, signor
Morrison. Quando un romantico cerca di fare una cosa buona e fallisce, gli
danno una medaglia. Quando un pragmatista ci riesce, gli augurano di finire
all'inferno. Vogliamo andare?
Junk fece cenno con la pistola.
Morrison li precedette dentro la stanza. Si sentiva come intorpidito. Le
tendine verdi erano state aperte. Junk tornò a sollecitarlo con la pistola.
Ecco che effetto deve fare trovarsi tra i testimoni della camera a gas, pensò.
Guardò dentro. Cindy era là e si guardava attorno disorientata.
Cindy! gridò Morrison, disperato. Cindy...!
Non può né vederla né sentirla, disse Donatti. Il vetro è a senso unico. Bene,
vediamo di sbrigarci in fretta. Effettivamente è stato un piccolo lapsus.
Ritengo che trenta secondi possano bastare. Junk?
Junk premette il bottone con una mano mentre, con l'altra, teneva la pistola
fermamente conficcata nelle reni di Morrison.
Furono i trenta secondi più lunghi della sua vita.
Quando tutto finì, Donatti mise una mano sulla spalla di Morrison. Le viene da
rimettere?
No, rispose debolmente Morrison. Premeva la fronte contro il vetro. Le sue
gambe sembravano di gelatina. Non mi pare. Si girò e vide che Junk era
scomparso.
Venga con me, disse Donatti.
Dove? chiese Morrison, con apatia.
Penso che abbia qualche spiegazione da dare, non crede?
Come posso affrontarla? Come posso dirle che io... io...
Ho idea che rimarrà sorpreso.
La stanza era vuota, c'era soltanto un divano. E sopra c'era Cindy, che
singhiozzava disperatamente.
Cindy? chiamò dolcemente lui.
Lei guardò in su, gli occhi apparivano ingranditi dalle lagrime. Dick?
bisbigliò. Oh... Oh Dio... Morrison la tenne stretta a sé. Due uomini,
raccontò Cindy, contro il petto di lui. In casa, e da principio ho creduto che
fossero ladri ma poi ho pensato che volessero usarmi violenza... e poi loro mi
hanno portata da qualche parte con una benda sugli occhi e... e... oh che cosa
orribile...
Buona, disse lui. Su, calmati.
Ma perché? chiese Cindy, guardandolo. Perché mi avranno...
Per colpa mia, interruppe lui. Devo raccontarti una storia, Cindy...
Quando ebbe finito, rimase un momento in silenzio, poi disse: Immagino che mi
odierai. Non posso darti torto.
Stava fissando il pavimento, e lei gli prese la faccia tra le mani e la girò
verso di sé. No, disse. Non ti odio.
Morrison la fissava, ammutolito e sorpreso.
Valeva la pena, aggiunse lei. Dio benedica questa gente. Ti hanno liberato da
una schiavitù.
Dici sul serio?
Sì, rispose lei, e lo baciò. Possiamo andare a casa, orai, Mi sento molto
meglio. Si, molto meglio.
Il telefono squillò, una sera della settimana successiva, e quando Morrison
riconobbe la voce di Donatti protestò: I suoi ragazzi devono aver preso un
granchio. Non mi sono neppure avvicinato a una sigaretta.
Lo sappiamo. C'è un'ultima cosa di cui dobbiamo parlare. Può passare domani
pomeriggio?
E'...
Niente di grave, stia tranquillo. Ordinaria amministrazione. A proposito.
congratulazioni. So che è stato promosso.
Lei come lo sa?
Ci teniamo al corrente, spiegò Donatti senza troppo precisare e riattaccò.
Quando entrarono nella solita stanzetta, Donatti disse: Non sia così nervoso.
Nessuno ha intenzione di morderla. Salga su questa, per favore.
Morrison vide una comunissima bilancia da bagno. Senta, ho acquistato un po'
di peso, ma...
Sì, al settantatré per cento dei nostri clienti succede così. Salga, per
favore.
Morrison ubbidì, e fece spostare l'ago della bilancia sui settantanove chili.
Si, bene. Può scendere. Quanto è alto, signor Morrison?
Uno e settantotto.
Allora, vediamo un po'. Donatti estrasse dal taschino una scheda laminata in
plastica. Be', non andiamo poi tanto male. Ora le prescriverò delle pillole
dietetiche del tutto illegali. Ne faccia un uso molto discreto, attenendosi
alle istruzioni. Stabilirà il suo peso massimo sui... vediamo... Consultò di
nuovo la scheda. Ottantadue chili, va bene? E dato che oggi è il primo di
dicembre, l'aspetterò il primo di ogni mese per un controllo. Nessun problema
se per caso non le è possibile, basta che ci avverta in anticipo.
E che succede se per caso supero gli ottantadue chili?
Donatti sorrise. Manderemo qualcuno a casa sua per tagliare il mignolo a sua
moglie, rispose. Esca pure da questa parte, signor Morrison. E buona giornata.
Otto mesi più tardi:
Morrison s'imbatte nell'amico che lavora alla Larkin Studios, nel bar di
Dempsey. Morrison è sceso a quello che Cindy chiama orgogliosamente il suo
peso forma: settantacinque chili. Fa ginnastica tre volte alla settimana e ha
un aspetto agile e scattante. L'amico della Larkin, al confronto, sembra una
porcheriola portata in casa dal gatto.
Amico: Dio, ma tu come hai fatto a smettere? Io sono assolutamente prigioniero
di questo maledetto vizio. Poi l'amico schiaccia la sigaretta con autentico
disgusto e finisce d'un fiato il suo scotch.
Morrison lo guarda con aria pensosa, poi tira fuori un cartoncino bianco dal
portafoglio. Lo posa sul banco, in mezzo a loro. Sai, dice, questa gente ha
cambiato la mia vita da così a così.
Dodici mesi più tardi:
Morrison trova un conto da pagare, tra la posta: il conto dice:
QUITTERS, INC.
237, 46a Strada Est
New York, N.Y. 10017
1 Trattamento $ 2500,00
Consigliere (Vic Donatti) $ 2500,00
Elettricità $ 50
TOTALE $ 5000.50
Figli di cani! Prorompe. Mi hanno messo in conto l'elettricità che hanno usato
per... per...
Paga, caro, dice lei, e lo bacia.
Venti mesi più tardi:
Per puro caso, Morrison e sua moglie incontrano i coniugi McCann a teatro.
Vengono fatte le presentazioni. Jimmy sembra altrettanto in forma, se non di
più, di come appariva quel giorno al terminal dell'aeroporto, tanto tempo fa.
Morrison non ha mai avuto occasione di conoscere la moglie di McCann. E'
carina specie perché ha quell'aspetto radioso che hanno a volte le ragazze
insignificanti quando sono molto, molto felici.
Offre la mano a Morrison, che gliela stringe. C'è qualcosa di strano nella
stretta di lei e, verso la metà del secondo atto, Morrison si rende conto del
perché. Le manca il mignolo della mano destra.. -
mollybloom.
User deleted
Mammamia...
Comunque non appena si leggono queste righe: Per puro caso, Morrison e sua moglie incontrano i coniugi McCann a teatro il finale un pò si intuisce
Molto cinematografico come racconto, soprattutto il finale, che renderebbe meglio con un'immagine, che non a parole. Che tu sappia ne hanno tratto un film?
Paura lo stesso però...
. -
Vedderiano.
User deleted
contento che ti sia piaciuto
per quello che ne so, da questa raccolta di racconti hanno tratto più di un film... allora... A VOLTE RITORNANO è ispirato dal racconto omonimo... poi IL COMPRESSORE (The Mangler) con Robert Englund (il Freddy Krueger di Nightmare ), da I FIGLI DEL GRANO è stato girato GRANO ROSSO SANGUE con Linda Hamilton... poi ce n'è un altro di cui mi sfugge il titolo ma è ispirato dal racconto CAMION... e un film a 4 episodi (il cui titolo dovrebbe essere proprio NIGHTSHIFT ma non sono sicuro) con almeno 2 presi da questa raccolta... forse IL CORNICIONE... dovrebbe esserci James Woods... (scrivo al condizionale perchè mi sembrava di averlo letto sul Mereghetti... ). -
mollybloom.
User deleted
Grazie .