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AdamClayton.
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In America l’ “upgrade” porta sfortuna
Se per caso la versione ufficiale dell’undici settembre fosse vera, come minimo bisogna dire che il termine “upgrading” in America porta una sfiga tremenda. Oppure, nell’altra ipotesi, è stato trovato l’ennesimo indizio che punta il dito sempre nella stessa direzione, quella che ormai riescono a non vedere solo i ciechi di professione.
Già insospettiva molto la straordinaria casualità con cui proprio il pezzettino di Pentagono colpito l’undici di settembre fosse stato “ristrutturato” in precedenza (“upgraded”, appunto), e proprio “contro eventuali attacchi terroristici”.
Visto che – a detta loro - “nessuno nell’amministrazione poteva immaginare che dei terroristi avrebbero usato aerei civili contro bersagli nazionali”, veniva infatti da domandarsi che tipo di attacco terroristico potessero temere, al Pentagono, per sentire il bisogno di “rinforzarlo appositamente”. Una robusta scarica di palline da baseball, lanciate tutte contemporaneamente dall’antistante collina di Arlington, forse? Un arabo carico di dinamite che attraversa di corsa [?] il vasto prato antistante - mentre nessuna telecamera lo vede avvicinarsi, naturalmente – per lanciarsi a testa bassa contro una finestra del piano terra, mentre accende la miccia e grida “Allah akbar?” O forse una batteria di miniatomiche portatili, di quelle che si trovano ormai anche da K-Mart a 100 dollari l’una – l’arricchitore di uranio però è a parte – lanciate contro il Pentagono da un camioncino in corsa?
Non si riusciva a capire, ma non volendo essere troppo maliziosi avevamo scelto di applaudire al fenomenale intuito profetico degli uomini di Rumsfeld. Non fosse stato per quelle meravigliose finestre blindate, di cui Paolo Attivissimo ci ha fornito il peso esatto – 720 Kg. l’una, non uno di meno! – oggi al posto del Pentagono ci sarebbe probabilmente un campicello di erba fiorita. Invece le finestre hanno retto egregiamente all’impatto, anche se l’aereo - ci dice sempre il Nostro – “è praticamente penetrato per intero nell’edificio”. (Si vede che sarà passato dalla porta, cosa volete che vi dica).
In ogni caso, un grande applauso per i chiaroveggenti del Department of Defense, e caso chiuso.
Ora però si scopre che anche al WTC l’arte del vaticinio era altamente progredita: pare che anche alcuni piani delle Torri Gemelle fossero stati “upgraded”, non contro il terrorismo - nemmeno le palline da baseball arrivano a quell’altezza – ma contro...... sissignori, avete indovinato: contro il fuoco!!!!!! Il maledetto fuoco che non ha mai fatto cadere prima un edificio in acciaio, evidentemente turbava i sonni dei responsabili delle Torri Gemelle al punto da richiedere un rinforzo protettivo alle sue strutture.
“Sai com’è – avranno pensato – con l’estate che si avvicina (era settembre), metti che un tizzone dalla Sardegna in fiamme mi schizza fino a qui, e magari mi incendia la moquette di materiale ignifugo... ora che ce ne accorgiamo la Torre è bell’e andata! Meglio prevenire che combattere.“
Ma quali sono i piani recentemente “upgraded” contro il fuoco? Una serie di piani qualunque? No, altrimenti che coincidenza sarebbe? Secondo l’articolo pubblicato su 911Blogger, Another amazing coincidence related to the WTC” http://www.911blogger.com/node/13272, si tratterebbe proprio dei piani colpiti dagli aerei, ovvero quelli dove in seguito è iniziato il crollo.
Per la precisione, si tratterebbe di diversi piani isolati, dal 78° in su, per la Torre Sud, e di un blocco compatto di piani, proprio al livello del 92°, per la Torre Nord. (In viola i piani “upgraded”, in arancione-grigio le zone di impatto-crollo):
Ricordate quelli che si chiedevano “Ma come sarebbe possibile mettere le bombe proprio ai piani colpiti? Come fai a sapere in anticipo il punto esatto in cui colpirà l’aereo?” Certo, se l’aereo lo guidava gente come Hanjour – ti veniva da dire - potevi anche metterti alla finestra a guardare, che quello la Torre non la colpiva proprio, altro che “92° piano”. Ma se per caso i “terroristi” – dei quali curiosamente si sono dimenticati di mostrarci le immagini all’imbarco – non fossero mai saliti su quegli aerei, e questi ultimi fossero invece stati teleguidati, che cosa ci vuole a piazzare un “bersaglio elettronico” proprio nel punto che intendi colpire? (Avete mai visto nei film di Tom Cruise, quando danno al cattivo una valigetta “da tenere stretta stretta”, e poi mentre quello è lì che passeggia nel parco gli arriva in testa uno Scud che lo apre in due come un melone?)
Guarda guarda, quando si dicono le coincidenze: qualcuno aveva sentito il bisogno di “rinforzare contro il fuoco” proprio i piani che sarebbero poi stati colpiti negli attentati “che nessuno poteva prevedere”.
Attenzione però, perchè il bello viene solo adesso: i poveri debunkers hanno fatto una fatica immonda, fino a ieri, per cercare di convincere qualche sprovveduto che il kerosene ha avuto la meglio sull’acciaio “perchè l’impatto tremendo degli aerei ha staccato dalle strutture portanti la protezione antincendio” (manco fosse stucco del ‘300), e ora arrivano questi volponi a rompergli le uova nel paniere, dicendoci che proprio quella protezione era stata rifatta e rinforzata!!!! (Quando si è in tanti a raccontar fregnacce, sarebbe igienico mettersi d’accordo prima).
In conclusione, siamo di fronte ad una alternativa lacerante:
Soluzione 1:
La versione ufficiale è vera, e semplicemente fare l’upgrade in America porta una sfiga colossale.
Soluzione 2 - parte a:
Al Pentagono si sono detti: visto che non gli tiriamo contro un Boeing (mica siamo fessi, che poi il Pentagono lo distruggiamo davvero), ma una roba molto più piccola e leggera, rischiamo che alla fine la parete resti su, e ci beccano tutti con il sorcio in bocca. Piazziamoci dentro anche un paio di bombette (chi ha studiato il caso ricorda bene un testimone che aveva sentito “odore di cordite”, un esplosivo usato proprio dai militari), e casomai “attrezziamolo” anche per il crollo, nel caso ‘sto bastardo di cemento armato decida di resistere alla botta.
Avanti quindi alle squadre di “upgrade”, ed ecco che dopo venti minuti dall’impatto il “bastardo” - che ha retto benissimo, come previsto – decide improvvisamente di “franare” sotto gli occhi di tutti.
[Sulla curiosa dinamica di quel crollo ci sarebbe da discutere per un mese: se una sezione dell’edificio è stata perforata nel centro, secondo voi inizia a crollare dove sono venute a mancare le colonne di supporto (cadendo quindi a forma di “v”, “sopra il buco”), oppure crolla di fianco, “in diagonale”, lungo il lato che è ancora attaccato al segmento accanto?]
Soluzione 2 – parte b:
Al WTC si sono detti: qui ragazzi non va giù niente, altro che balle. Una volta che l’aereo ha colpito ci ritroviamo con un bel buco e basta. Mettiamoci anche un paio di bombette, e nel caso “attrezziamo” il tutto per farlo sembare un crollo strutturale.
Avanti quindi alle squadre di “upgrade”, ed ecco che dopo gli impatti - quando le Torri hanno retto benissimo, come previsto, e i fuochi ormai sono ridotti a lumicini - i giganti di acciaio diventano fragili capanne di bambù, e si accartocciano su se stesse iniziando a crollare “proprio” all’altezza dei piani colpiti.
Mah, a questo punto non si sa più cosa pensare: se ci fossero anche altre strane coincidenze, nella giornata dell’undici settembre, sarebbe legittimo sospettare un autoattentato, ma visto che sono solo scomparsi due interi Boeing senza lasciare una traccia; che uno dei due si è schiantato tutto intero, ma i suoi rottami sono finiti a 14 km. di distanza; che dalla buca in cui l’aereo non si trova sono usciti passaporti, bandana e testamenti senza nemmeno una bruciatura (tutto rigorosamente dei terroristi, sia chiaro; mai una bambolina, una sciarpa da signora o il beauty-case di un truccatore della TV); visto che di 80 telecamere attorno al Pentagono nessuna è riuscita a inquadrare un aereo grosso come mezzo campo di calcio, mentre l’unica che lo ha fatto l’aereo non ce lo mostra; visto che i dirottatori, che non avevano mai guidato jet prima di allora, hanno fatto manovre giudicate impossibili dai professionisti; visto che l’acciaio delle Torri è stato piegato come il burro senza lasciare una crepa (come avviene solo alle altissime temperature); viste le dozzine di testimonianze di esplosioni PRIMA e durante i crolli; visto che la polverizzazione da “sola forza di gravità” era talmente fine da aver già ammalato più di 4.000 persone, (che faccio, vado avanti?).....
Massimo Mazzucco. -
AdamClayton.
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L’undici settembre sbarca in Giappone
Yukihisa Fujita, un membro del Partito Democratico giapponese, ha improvvisamente sollevato la questione dell’undici settembre, di fronte a un parlamento a metà fra lo stupefatto e il divertito. La questione in ballo è una nuova legislazione “antiterrorismo”, all’interno della quale si colloca il dilemma – che pare essere profondamente vissuto in questi giorni dai giapponesi - se rifornire o meno i voli americani che partono per andare a bombardare l’Afghanistan. Bisogna dire che il finale è in un certo senso sorprendente.
PRIMA PARTE:
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AdamClayton.
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Il fronte dei dubbi si allarga anche al Giappone
di Paolo Jormi Bianchi - Megachip
Continuano a saltare fuori notizie che testimoniano come la versione ufficiale dei fatti del 9-11 venga messa in discussione ormai ovunque nel mondo. Continua a succedere che notizie di primo piano che riguardano l'evento più importante della storia recente, il disastro che ha inaugurato il nostro martoriato secolo, vengano ignorate dai media.
Questa volta la notizia censurata è stata quella delle dichiarazioni del parlamentare giapponese Yukihisa Fujita, membro del Partito Democratico del suo paese (video youtube a cura di Luogocomune.net).
In aula davanti a tutti i colleghi si è prodigato per diversi minuti in un vero e proprio interrogatorio serrato ai membri del governo e ai funzionari dello Stato, chiedendo conto dell'appoggio dato dal Giappone all'invasione Usa dell'Afghanistan, alla luce del fatto che al Giappone non sono state ancora esibite le famose prove della colpevolezza di Bin Laden promesse a suo tempo (e nemmeno a tutti gli altri) . Fujita ha parlato del Pentagono e di diverse altre magagne della versione ufficiale lasciando tutti sbigottiti. E' (forse, se i media mondiali censurano tutto non possiamo saperlo con certezza) la prima volta in assoluto che un parlamentare di un regime democratico mette ufficialmente in discussione l'appoggio dato dal suo paese alle guerre americane, facendo riferimento alle incongruenze nella versione ufficiale del 9-11. E' un segnale importante che dimostra che il fronte si sta sfaldando, che la menzogna è troppo grande per essere tenuta nascosta ancora a lungo. La scommessa dei neocon americani, anzi la loro convinzione, è stata che avrebbero vinto una guerra dopo l'altra, e nessuno si sarebbe fatto domande come quelle di Fujita. Ma invece l'Afghanistan è tutto in mano ai Talebani, fatta eccezione per il centro di Kabul, e l'Iraq ancora oggi non è stato "pacificato". E ora sempre più uomini politici , prima i più coraggiosi, poi i più opportunisti (mano a mano che il potere e la ricchezza statunitensi, disgraziatamente per tutte le brave persone che vivono in quel grande paese, diminuiranno) pescheranno a piene mani tra tutte le magagne clamorose che in questi anni sono state rilevate nella versione ufficiale dei fatti del 9-11. La migliore reazione che l'America che ci piace dovrebbe intraprendere, è la riapertura dell'inchiesta, la punizione e rimozione di una classe politica che si è resa responsabile di terribili crimini, e l'avvio di una nuova stagione fatta di speranza in un futuro migliore e di pace. Per questo noi come gruppo Zero vogliamo portare avanti una battaglia politica per la riapertura dell'inchiesta sui fatti dell'11 settembre 2001.(E' doveroso un ringraziamento e i complimenti a Massimo Mazzucco e a tutti i collaboratori del sito www.luogocomune.net, che hanno scovato questa notizia, il video e hanno anche sottotitolato in italiano il tutto.. -
AdamClayton.
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Cronaca di un’epifanìa
Ho appena ricevuto la visita di un vecchio amico che non vedevo da molti anni. Era di passaggio nella mia città, per motivi di lavoro, ed è stato un grande piacere incontrarlo.
Si tratta di un persona abbastanza particolare: profondamente innamorato del suo lavoro, al quale ha dedicato la vita intera, è sempre stato poco interessato alle faccende del mondo esterno. Persona pratica, di poche parole, non vota, guarda raramente la TV, e l’ultima volta che è stato al cinema deve aver avuto diciott’anni. Tutt’altro che un sempliciotto, però, è semplicemente un individuo che si fa gli affari suoi: vive intensamente la sua sfera personale, e chiede solo in cambio di non essere disturbato.
Dopo aver esaurito i bei ricordi, e dopo aver stabilito una volta per tutte chi dei due fosse ingrassato di più (lui ha continuato a fare sport, io no), ho provato a nominare l’undici settembre. Con mia sorpresa ho scoperto così che esiste qualcuno che non solo non ha mai sentito parlare del dibattito in corso (fin qui, purtroppo, ben poche sorprese), ma che non conosceva nemmeno la versione ufficiale dei fatti. Ricordava cioè il fatto puro e semplice – le Torri colpite e crollate – ma chi fosse stato, perchè lo avesse fatto, e quali fossero state le conseguenze, non lo aveva mai nemmeno sfiorato.
Se gli avessi raccontato che erano stati i marziani, forse mi avrebbe pure creduto.
Mi sono così ritrovato, curiosamente, a “raccontare” prima di tutto la versione ufficiale. “Pare che siano stati degli arabi – gli ho detto – che hanno dirottato questi aerei, e li hanno guidati contro le Torri Gemelle e contro il Pentagono.” Nuovamente, il mio amico non ha fatto una piega: a lui stava bene così.
“C’è però anche chi sostiene – ho aggiunto - che siano stati gli stessi americani a organizzare l’attentato, perchè gli serviva una scusa per andare in guerra contro gli arabi”. A quel punto ho visto comparire un sorrisetto malizioso, e il mio amico mi ha detto: “Non so perchè, ma sento che tu sia uno di quelli”.
Mezz’ora dopo eravamo seduti davanti a Inganno Globale.
Ho potuto così assistere da vicino al percorso completo di nascita-morte e resurrezione - che molti di noi hanno compiuto nel corso di lunghi mesi, se non addirittura anni – nell’arco di soli 90 minuti. Anche meno, in realtà, perchè già nell’introduzione, alla prima immagine della cosiddetta “cement fountain” (la fontana di cemento che sprizza nelle 4 direzioni dalle Torri che crollano), ho visto muoversi un sopracciglio. Ma non ho detto nulla, e ho aspettato che fosse lui a farmi delle domande.
Di fronte agli strani percorsi dei dirottatori, che si allontanavano di centinaia di chilometri da bersagli che avevano a portata di mano, ho visto scuotere la testa. Di fronte allo stallo della difesa aerea ho sentito una specie di brontolìo, del tipo “ma dormivano tutti, quel giorno?” Quando siamo arrivati alla dichiarazione di Mineta, il mio amico mi ha chiesto di fermare il film, perchè non ci capiva più niente. “Ah già – ho dovuto spiegare – quel giorno Bush non era a Washington, per cui al comando c’era Dick Cheney, il vice-presidente.” “Si, ma questo aereo che si avvicinava, qual’ era?” “Quello che ha colpito il Pentagono”. Ovviamente, mi ero anche dimenticato di spiegare che il Pentagono sta a Washington.
Avevo cioè di fronte una vera e propria tabula rasa, un cervello perfettamente funzionante, ma totalmente privo di qualunque informazione relativa al problema.
La conferma che il suo cervello fosse in piena funzione l’ho avuta dopo le interviste del pilota dell’Alitalia e di Nela Sagadevan, che spiegavano la difficoltà estrema nel tenere attaccato a terra un grande aereo passeggeri, a causa del cuscino d’aria che si forma sotto la sua pancia, e che aumenta con l’aumentare della velocità: “In effetti – ha detto il mio amico, che era appena arrivato dall’Italia – ho notato che negli ultimi metri l’aereo si è praticamente fermato, eppure continuava a stare in aria. Il pilota ha dovuto letteralmente togliere il gas, per fargli toccare terra, se no non scendeva”.
“E pensa che tu andavi a meno di trecento all’ora - gli ho detto - Quello del Pentagono andava praticamente al massimo, a quasi 900 all’ora.” Il mio amico mi ha guardato di traverso, e a quel punto ho capito che aveva capito.
“In compenso - ho aggiunto – chi guidava l’aereo del Pentagono non aveva mai guidato prima un jet nella sua vita”.
“Va beh - ha detto il mio amico ridendo – allora diteci che ci pigliate per il culo e facciamo prima!”
Da lì in poi è stato solo un crescendo di incredulità e stupore che sembrava non finire mai. La manovra del tutto inutile di Hanjour, che già aveva il Pentagono sotto gli occhi, ma ha voluto fare un giro per perderlo di vista e arrivare rasoterra; la parete ancora in piedi dopo l’impatto, nonostante la massa di cento tonnellate lanciata a 900 Km. all’ora; la mancanza di rottami di grosse dimensioni sul prato antistante; la patetica ricostruzione della Purdue, con l’aereo che “perde i motori” prima dell’impatto, diventa “trasparente” e attraversa come un fantasma la parete di cemento, e poi si infila sotto la volta del piano terra come se fosse un vagoncino del metrò; e infine il foro al terzo anello, mai spiegato ufficialmente da nessuno... insomma, ogni volta che sembrava di aver raggiunto il picco massimo della tollerabilità – in termini di rispetto per la propria intelligenza – arrivava qualcosa che riusciva a superarlo di almeno una spanna.
Già, avevo dimenticato: l’effetto dell’accumulo, ovvero il processo indiziario. Noi che siamo abituati (costretti, in realtà) a discutere un argomento alla volta, ci dibattiamo sempre e soltanto al suo interno, ma per chi viene “da fuori”, e assorbe tutte queste informazioni in una volta sola, l’accumulo delle “implausibilità” – altri preferiscono chiamarle “stronzate” – dopo un pò diventa intollerabile.
Ed eravamo soltanto al Pentagono.
Vi lascio quindi immaginare i commenti “coloriti” di fronte alla buca vuota di Shanksville, o la sonora risata di fronte alla spiegazione dell’FBI che il piccolo aereo visto dai testimoni fosse “un Lear Jet sceso a fare delle fotografie”, prima ancora che l’aereo si schiantasse.
Interessante anche la domanda che l’amico mi ha fatto, quando ha sentito Ernie Stuhl che diceva con chiarezza ”There was no plane”, non c’era nessun aereo: “E che fine ha fatto quel signore, dopo?”
“Infatti - gli ho risposto – guarda caso, è stato obbligato a “correggersi”. E’ capitato anche a molti altri”.
Avevo davanti a me una chiara espressione di sconcerto, ma è stato soltanto con le Torri Gemelle che mi sono reso conto di quanto "inquinata" sia ormai la nostra visione del problema, rispetto a chi lo affronta per la prima volta: mentre noi cerchiamo disperatamente la tremilionesima prova, che possa finalmente inchiodare anche lo scettico più refrattario, una mente sgombra di pregiudizi si ribella già davanti alla serie infinita di casualità che diventano necessarie per sostenere la versione ufficiale.
Silverstein che prende il controllo delle Torri proprio a sei settimane dagli attentati; Silvestein che fa subito una nuova assicurazione, e si ricorda di stipulare che in caso di distruzione del WTC starà a lui decidere come ricostruirlo; il WTC7 che va giù come se tutte le colonne portanti avessero ceduto nello stesso momento; Silverstein che aveva pagato 300 milioni di dollari per il WTC7, e ne prende 700 dall’assicurazione per ricostruirlo; le altre due Torri che si sbriciolano educatamente su sè stesse, invece di andare magari a stritolare un intero quartiere confinante (che poi tocca ricostruire con i soldi dello stato, perchè quello dalla polizza di Silverstein non era coperto), ... Insomma, giuro che non siamo nemmeno riusciti a vedere la fine del film, perchè a un certo punto il mio amico si è alzato e ha detto “Basta, spegni perfavore perchè adesso cominciano a girarmi seriamente i coglioni. Ma cosa pensano, che siamo tutti deficienti?”
E’ stata per me un’esperienza illuminante, che mi ha mostrato quanto tempo di troppo sia stato dedicato, a livello tecnico, ad un problema che conferma ancora una volta di esistere soprattutto a livello psicologico. Per chi non parte dal presupposto che la cosa “è impossibile”, perchè “gli americani non si farebbero mai una cosa del genere da soli”, basta un centesimo degli elementi finora raccolti per mostrare con chiarezza assoluta come la versione ufficiale sia l’unica reale “teoria del complotto” mai esistita all’interno del dibattito.
Inutile dire che il mio amico è partito con una copia di Inganno Globale sotto il braccio, dicendo con malizia: ”Adesso lo vedi, quando arrivo a Milano, che bella sorpresina faccio a un paio di persone che conosco...”
Anche se servisse a poco, sono già molto contento che il mio amico abbia deciso, per una volta, di occuparsi di cose che non lo riguardano direttamente. Ma che evidentemente, a questo punto, riguardano anche lui molto da vicino.
Massimo Mazzucco. -
AdamClayton.
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11 SETTEMBRE: UN’ALTRA INCREDIBILE “COINCIDENZA”
Sembra esserci una notevole correlazione tra i piani delle torri del WTC in cui, negli anni precedenti all’11-9-2001, era stata migliorata la protezione antincendio e i piani in cui è avvenuto l’impatto, l’incendio e il cedimento della struttura. L’aggiornamento della protezione antincendio avrebbe dovuto permettere la chiusura dei piani colpiti e impedire per un lasso di tempo significativo l’esposizione delle colonne e delle strutture dei piani. Quale tipo di lavoro è stato esattamente fatto durante quel periodo di tempo?
In alcune sezioni del rapporto del NIST sul WTC vengono elencati gli esatti piani in cui era stato fatto il miglioramento della protezione antincendio. Altre sezioni del rapporto suggeriscono che persino più piani erano stati aggiornati per un totale di 18 piani nel WTC 1 e 13 piani nel WTC 2, ma non vengono specificati i piani coinvolti.[1]
[I piani delle torri del WTC in cui era stata migliorata la protezione antincendio e i piani di impatto, di incendio e di cedimento dell’11 Settembre. Cliccare per versione ingrandita dell’immagine.]
Questa relazione è inconfondibile nel caso del WTC 1. Alcuni investigatori hanno fatto notare che un certo numero di piani ha ceduto contemporaneamente in questa torre, tipo a fisarmonica, prima che il resto dell'edificio iniziasse a ‘collassare’. Questi piani sembrano accordarsi in maniera praticamente esatta con i piani che sono stati migliorati. Guardate il filmato qui sotto e la successiva sequenza PowerPoint creata da Gregory Urich.
http://www.911research.com/wtc/evidence/vi...r_collapse.mpeg
http://www.cool-places.0catch.com/docs/Wtc1SeriesNW.ppt
Due progetti per i miglioramenti costruttivi del 1999 e del 2000 per il WTC 2, fornitici da un sostenitore, indicano che il lavoro fu fatto quasi esattamente al futuro punto di impatto e di cedimento in quella torre. Cioè il quadrante sud orientale del WTC 2 fu oggetto del lavoro, almeno per il settantottesimo piano (i progetti fornitici erano solo per i piani 77 e 78). Il volo 175 colpì nel quadrante sud est del WTC 2 in corrispondenza del piano 78 e appena sopra.
Abbiamo anche visto filmati di metallo fuso che cade dal WTC 2 prima della sua distruzione. La relazione tra i miglioramenti antincendio e i punti di caduta del metallo è stretta ma non esatta dato che il metallo fuso visto nei filmati sembra provenire dei piani 80 e 81. Una comunicazione al team del NIST da parte di Frank Lombardi della Port Authority nel 2002 indicava che solo il piano 78, tra i piani di impatto e cedimento nel WTC 2, era stato migliorato. Ma NCSTAR 1-6A (tavola 4-2, p 45) elenca anche il piano 85. Potrebbe essere che alcune zone tra i piani 79 e 84 siano state anche migliorate ma non riportate perché i piani non erano stati migliorati in modo completo?
Almeno per la torre Nord è difficile accettare che questa relazione sia ancora un'altra incredibile coincidenza collegata all'11-9. Certamente il lavoro di miglioramento antincendio permise accesso ad aree critiche. Ma considerando ciò vengono in mente un certo numero di altre domande apparentemente meno ovvie. Perché la misura del miglioramento della protezione antincendio risultò doppia dello spessore specificato?[2] Dispositivi incendiari o esplosivi potrebbero essere stati inclusi all'interno della nuova protezione? Queste attività di “costruzione” potrebbero aver coinvolto l'installazione di meccanismi per dirigere gli aerei nelle specifiche aree in cui poi essi colpirono ciascun edificio?
In ogni caso l'ipotesi della demolizione dovrebbe essere considerata qualcosa di più di una semplice demolizione. Se l'idea era di creare l'impressione di un crollo indotto dagli incendi allora era necessaria una presentazione infuocata, molto di più di quanto sarebbero stati capaci di dare il carburante del jet e gli arredamenti degli uffici. Sembra che la thermate possa essere stata usata non solo per indebolire o tagliare l'infrastruttura d'acciaio in tutto l'edificio, ma anche per aiutare a creare l'infuocata rappresentazione in prossimità dei piani di impatto.
Sembra possibile che un materiale simile alla thermate e/o altri dispositivi che hanno contribuito alla distruzione delle torri possano essere stati incorporati nei piani di impatto e di cedimento durante i miglioramenti della protezione antincendio. L'accesso per una tale operazione sarebbe stato facilitato dall'attività attorno ai miglioramenti antincendio.
NOTE
[1] NCSTAR 1-6, pagina xxxvii, indica quali piani siano stati esattamente migliorati. NCSTAR 1-6, pagina 20 ripete queste affermazioni, come notato nella figura sopra. In un altro punto del NCSTAR 1-6, a pagina lxxi, il NIST intorbida le acque dicendo “ 18 piani nel WTC 1, compresi tutti i piani coinvolti nell'impatto dell'aereo e negli incendi” e “ 13 piani nel WTC 2, sebbene nessuno di questi sia stato direttamente coinvolto nell'impatto dell'aereo e negli incendi”. In quest'ultima frase il NIST contraddice se stesso ancora una volta nelle pagine lxvii-lxix del NCSTAR 1-6, affermando che alcuni dei piani migliorati nel WTC 2 furono coinvolti negli impatti e negli incendi (in particolare il piano 78). Come nel caso delle quantità contraddittorie di carburante per aerei citate in tutto il rapporto del NIST queste affermazioni sui miglioramenti antincendio sembrano essere un altro esempio di come risultati dettagliati nei rapporti di basso livello della squadra NIST siano stati confusi o resi vaghi in rapporti di più alto livello.
[2] NCSTAR 1-6A (p xl) afferma: “lo spessore totale determinato dalle 356 misure individuali era di 2,5 pollici, con una deviazione standard di 0,6 pollici. Non sono disponibili foto dei piani migliorati che mostrino l'aspetto dello spessore così elevato di SFRM”. Il piano 94 del WTC 1 risulta fuori da questi dati, con uno spessore del SFRM di più di quattro pollici. Le specifiche per questi miglioramenti erano solo di 1,5 pollici, aumentati rispetto alle specifiche di costruzione di 0,75 pollici.
Titolo originale: "Another amazing coincidence related to the WTC"
Fonte: http://911blogger.com/. -
Nathan Adler.
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Giulietto Chiesa a Le storie - diario italiano
http://www.rai.tv/mpplaymedia/0,,RaiTre-Le...5E54013,00.html. -
spacedeep.
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CITAZIONE (Nathan Adler @ 1/2/2008, 12:31)Giulietto Chiesa a Le storie - diario italiano
http://www.rai.tv/mpplaymedia/0,,RaiTre-Le...5E54013,00.html
tutto smontato passo passo su
http://undicisettembre.blogspot.com/. -
AdamClayton.
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Col modo di lavorare di Paolo Attivissimo, si può smontare anche il fatto che il cielo è azzurro.
Non capisco come ancora ci possa essere gente che guarda a certi geni, quando già il fatto che dei Ministri hanno mentito (sotto giuramento!) è più forte di qualsiasi teoria.. -
compactv.
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comunque chiesa dice solo che ci sono troppe incongruenze...che si dovrebbe fare un inchiesta internazionale come nella guerra del vietnam
fra una ventina d'anni forse ne sapremo qualcosina di più. -
AdamClayton.
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Il problema non è che lo dice Chiesa... lo chiedono tante personalità politiche, anche occidentali.
E riimane il fatto che da questo attentato ci hanno guadagnato solo gli Usa.. -
AdamClayton.
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Giulietto Chiesa: fatti, non parole
Mercoledì scorso a “Le Storie” di Corrado Augias è intervenuto Giulietto Chiesa, sull’argomento 11 settembre, e in pochi minuti di trasmissione ha cancellato quell’immagine un pò incerta e confusa che aveva dato fino allo scorso anno, intervenendo un pò dovunque sui media italiani.
Preciso e tagliente, non solo Chiesa ha saputo descrivere con chiarezza gli aspetti tecnici che sono stati affrontati (*), ma è soprattutto riuscito a evitare le più note trappole del confronto, che tendono da un lato a ridurre la discussione ad “un fatto di centimetri”, e dall’altro a portarla verso quel magma indistinto del “perchè mai lo avrebbero fatto”, che - come Chiesa ha sottolineato - non porta da nessuna parte. In mezzo alle due trappole stanno i fatti, precisi e concreti, dai quali Chiesa si è rifiutato categoricamente di spostarsi.
Anche di fronte al doppio libro della PIEMME – uno pro e uno contro la versione ufficiale – che Augias ha cercato di usare per “smontare” le accuse di “Zero”, Chiesa ha saggiamente evitato di scendere nello specifico, riportando velocemente la discussione su termini generali (fra l’altro in quell'occasione Chiesa ha fatto un vistoso regalo ad Augias, poichè nel frattempo il conduttore stava cercando nel libro dei debunkers una immagine “delle ali perfettamente disegnate sulla facciata” che non avrebbe mai trovato, poichè non esiste).
E’ vero che Chiesa non ha subito un vero contraddittorio, ma Augias aveva preparato le “domande degli spettatori” in modo tutt’altro che casuale: mentre la sua assistente ha letto a Chiesa una domanda “arrivata proprio in questo momento” (dicono che il suo libro sia pieno di bugie, era curiosamente il senso della domanda), Augias poco dopo si è lasciato scappare un “viene da Padova, vero?”, che la diceva lunga sulla casualità del botta e risposta. (Se la domanda fosse arrivata davvero in quel momento, Augias non avrebbe potuto conoscerne l’origine).
In ogni caso, anche senza avversari reali, Chiesa si è trovato di fronte un Augias che da solo rappresentava un macigno quasi inamovibile, poichè partiva dal classico presupposto fisso che “una macchinazione di quelle dimensioni è impossibile da realizzare”.
Anche in quel frangente Chiesa si è rifiutato di scendere sul terreno delle illazioni, e ha posto davanti ad Augias dei fatti precisi, come ad esempio la lunga lista di ex-ufficiali governativi americani che non credono alla versione ufficiale, il fatto che lo stesso bin Laden non sia mai stato ricercato dall’FBI, gli strani “visti facili“ ai terroristi, imposti dalla CIA al consolato americano di Jeddah, o il fatto che sei dei presunti dirottatori avessero partecipato in precedenza ad azioni dei servizi occidentali in Bosnia.
A quel punto è stato persino divertente vedere lo stupore di Chiesa, quando si è accorto che per Augias tutti quei fatti non significavano assolutamente nulla.
“Ma come, non ti bastano?” gli ha chiesto ad certo punto allibito.
Ma Augias era perso nella sua confusione, chiaramente diviso dal conflitto fra il rigore logico, che lo richiamava con forza a certe conclusioni, e la palese refrattarietà inconscia ad accettarle.
Volendo Chiesa avrebbe potuto chiudere l’incontro ancora prima della fine: quando Augias ha obiettato che “è vero che ci sono tanti ufficiali americani che non credono alla versione ufficiale, ma non è come Ustica, dove un controllore di volo ha detto chiaramente che furono cancellate le tracce radar”, Chiesa avrebbe potuto rispondere: “Certo che è la stessa cosa: i controllori di Boston hanno raccontato che sono state distrutte le registrazioni dei lori resoconti fatti a caldo lo stesso pomeriggio dell’undici, quando si sedettero davanti a un tavolo a raccontare per filo e per segno quello che ciascuno di loro aveva visto sul proprio schermo radar”.
Ma a quel punto Augias sarebbe stato probabilmente colto da malore in diretta. Mentre già così il suo evidente annaspare, di fonte all’incalzare sistematico di Chiesa, ha dato la giusta dimensione di quello che accade se si scende una volta tanto sul puro terreno dei fatti.
Non solo quindi Giulietto Chiesa ha saputo, in una semplice mezz’ora, presentare in maniera chiara e convincente la questione undici settembre, ma probabilmente ha raggiunto nello stesso momento il cuore del problema che impedisce alla verità di emergere con tutta la prepotenza che meriterebbe la gravità del momento: esattamente come nel caso di Augias, è l’incredulità stessa della gente a fare da complice insospettabile ad una delle più grandi menzogne della storia intera.
Lo abbiamo detto fin dal primo giorno, e lo ripetiamo: quello dell’undici settembre è prima di tutto un problema psicologico. Il vero nemico è dentro di noi.
Massimo Mazzucco
* Qualcuno ha fatto notare la scivolata di Chiesa, quando ha detto che “il Boeing non è disegnato per fare quelle manovre”. Ma in quel caso Chiesa ha chiaramente tradotto il concetto dall’inglese, senza pensarci: “designed” infatti in inglese significa “progettato”. Ma i tempi del guardiano Ramirez, per fortuna, sono solo un ricordo lontano.. -
AdamClayton.
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Aggiorno come sempre la lista dei complottatori celebri (compresdi quei bastardi sciacalli che hanno pure perso dei famigliari quel giorno)
http://www.patriotsquestion911.com/
p.s: chi non crede alla versione ufficiale è un complottista.
Però noi dobbiamo credere alla teoria del complotto dell'amministrazione Usa?
. -
compactv.
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augias è una vecchia volpe, le sue domande e le sue frecciatine non fanno altro che alimentare il suo intervistato e lui lo sa benissimo...non dico che augias sia d'accordo con la sua tesi, ma se lo ha invitato avrà anche lui dei dubbi . -
AdamClayton.
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A me la cosa che mi stupisce è sentire la gente che dici: è impossibile!
Guerra Usa/Spagna, Vietnam, Kennedy, Lusitania: i precedenti abbondano!!!!
Poi gente che ha avuto il coraggio di raccontare quelle balle su Iraq e Afghanistan?
Ma la sceneggiata di Powell all'Onu con le provette mica è accaduto 50 anni fa!!!!!!!!. -
compactv.
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per non parlare di pearl harbor...avevano intercettato l'attacco...ma l'hanno usato come scusa per entrare in guerra (ovviamente grazie)..ma non l'hanno fatto per il più nobile delle ragioni..ma c'era un interesse anche li...altrimenti col cavolo che invadevano l'europa per liberarci dal nazifascismo
scusate poi se non mi bevo tutto quello che mi passate per vero.