11 SETTEMBRE

Versione ufficiale vs 9/11 Truth Movement

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. AdamClayton
     
    .

    User deleted


    CITAZIONE (compactv @ 2/2/2008, 16:57)
    per non parlare di pearl harbor...avevano intercettato l'attacco...ma l'hanno usato come scusa per entrare in guerra (ovviamente grazie)..ma non l'hanno fatto per il più nobile delle ragioni..ma c'era un interesse anche li...altrimenti col cavolo che invadevano l'europa per liberarci dal nazifascismo

    Idem il Lusitania nella prima guerra mondiale: fu mandato nel mare del Nord e qualcuno disse che trasportava munizioni.
    Opss.......... gli Usa entrano in guerra.
     
    .
  2. AdamClayton
     
    .

    User deleted


    "IL MITO DELL'11 SETTEMBRE" -- BIAS DI CONFERMA

    11 Settembre 2001 Dopo "Il concetto di Complotto", presentiamo un secondo brano tratto dal libro di Roberto Quaglia "Il Mito dell’11 Settembre e l’Opzione Dottor Stranamore". Oltre alla narrazione dei fatti, e degli interrogativi che circondando la vicenda 11 Settembre, il libro di Quaglia è estremamente attento allo studio degli aspetti sociologici, psicologici e mediatici della cosiddetta "Guerra al Terrorismo". Per questo motivo vi proponiamo uno dei paragrafi del libro in cui viene discussa una domanda che è sicuramente passata per la testa di chi ha approfondito la vicenda dell'11 Settembre e ne ha visto le numerose contraddizioni: perchè non accade nulla nonostante siano a disposizione di tutti, sul web, gli elementi per nutrire sospetti gravissimi sui personaggi al potere?

    BIAS DI CONFERMA - DI ROBERTO QUAGLIA

    Basta che lei si metta a gridare in faccia a tutti la verità. Nessuno ci crede e tutti la prendono per pazzo!
    Luigi Pirandello

    L’individuo è handicappato ritrovandosi faccia a faccia con una cospirazione tanto mostruosa che egli non la può credere vera.
    J. Edgar Hoover (fondatore e capo dell’FBI per mezzo secolo)


    Se devi dire una bugia, sparala grossa.
    Detto popolare



    L’aspetto davvero notevole di questa faccenda è che nonostante tutti i dati siano di pubblico dominio su Internet, che appaiano in tutto il mondo libri su libri sull’argomento, non succede niente. Cosa intendo dire con non succede niente? Beh, il backstage ci sta mostrando un altro tipo di film rispetto a quello ufficiale, un film di quelli del genere in cui alla fine ci pensa Clint Eastwood – l’unico individuo al mondo che ha capito tutto, per questo braccato invano dalle mele marce dei servizi segreti – a sventare il perfido complotto e a fare giustizia costringendo il falso ed abusivo presidente degli Stati Uniti a suicidarsi, dopo che le poche mele marce degli altrimenti onesti servizi segreti sono tutte morte nei soliti modi stupidi in cui muoiono i cattivi nei film americani. Invece, ad aver capito tutto non è un uomo solo, ma un’intera metacomunità su Internet, all’interno della quale l’informazione circola, si affina e delinea un disegno sempre più definito e coerente, che viene messo per iscritto e condiviso. E tutto ciò, anziché scatenare una rivolta globale contro i cospiratori, non produce reazioni di alcun genere, da nessuna delle parti. I buoni cittadini dell’impero americano continuano a brucare dai teleschermi televisivi le loro razioni quotidiane di pseudo-informazioni giornalistiche, i milioni di girovaghi di Internet non capitano mai sulle pagine dove potrebbero cogliere una visione meno naif del mondo in cui esistono e se ci capitano non ci fanno caso più di tanto, mentre la diabolica intelligence che ha pianificato tutto quanto – gente notoriamente spietata – non si cura affatto di questa circolazione di agghiaccianti segreti, non cerca di chiudere i server che su Internet ospitano questi dati (beh, qualcuno in effetti ha avuto piccoli problemi...) , non cerca di uccidere o comunque dissuadere chi diffonde queste informazioni pericolose... (a parte qualche trascurabile eccezione, che i media coerentemente trascurano). Questa sì che è fantascienza. Ma forse... forse... qualche spiegazione anche a questo c’è.

    Come sostiene anche Gore Vidal in un suo celebre saggio sull’11 settembre, più una bugia è grossa, più facilmente essa verrà creduta... se l’opzione di non crederci è sufficientemente dolorosa. In ciò non vi è nulla di magico. La nostra psiche è strutturata in modo da credere ciò che ad essa conviene credere. Le verità dolorose vengono di norma negate dalla mente. Rispetto ad accogliere una verità troppo dolorosa, non è infrequente che una mente preferisca addirittura rifugiarsi nella follia – è così che chiamiamo la negazione della realtà rispetto ad ogni evidenza.

    Il popolo americano è rimasto profondamente traumatizzato dagli eventi dell’11 settembre 2001. Il solo fatto di prendere in considerazione l’idea che nell’organizzazione di un avvenimento così atroce possa esserci stato lo zampino dello stesso Presidente degli Stati Uniti d’America, assieme a quello dei più alti funzionari delle agenzie preposte alla difesa del paese, è impensabilmente doloroso per l’americano medio. E questo, chi ha messo su la faccenda, lo sa benissimo. Non importa quanto la verità circoli, sino a quando essa non verrà mostrata in televisione all’interno di un telegiornale credibile la maggioranza degli americani non la prenderà neanche in considerazione. È come se il fruttivendolo vi dicesse che vostra madre ha tramato di ammazzarvi e pretendesse di darvene tutte le prove: non lo prendereste neppure in considerazione, un po’ perché è il fruttivendolo, ma soprattutto perché l’eventualità che abbia ragione sarebbe troppo dolorosa per voi. Se invece ve lo annunciassero al TG1...

    È noto che parecchi genitori di assassini non credano alla colpevolezza dei loro figli neppure di fronte ad un’evidenza palese. La mente umana rifiuta ipotesi di realtà che comportino un dolore eccessivo.

    Questo discorso non vale solo per tutti gli americani, ma per tutti noi. Ci piaccia o no, il modo in cui è strutturata la nostra mente è quello che è. La nostra mente è pronta a tutto pur di proteggersi da interpretazioni della realtà che essa non è pronta ad affrontare, conservando anche contro ogni logica una visione familiare e rassicurante della cose. La mente umana giunge sistematicamente alle conclusioni alle quali ha convenienza a giungere.
    In gergo psicologico si chiama bias di conferma (confirmation bias) ed è un fenomeno intellettualmente fastidioso al quale, come detto, tutti noi siamo per natura soggetti.

    Con il termine bias si indica un errore di pensiero di tipo pregiudiziale. Il bias di conferma è un errore che la nostra mente compie ogni volta che ci giungono dati che confermano oppure non confermano le nostre credenze. In un caso le informazioni vengono lasciate entrare e conservate, nell’altro, come si suol dire, esse entrano da un orecchio ed escono dall’altro.

    La nostra mente prende atto dei dati che riceve in modo selettivo, notando e sopravvalutando le informazioni che confermano le nostre credenze ed ignorando o sottovalutando le informazioni che le contraddicono. Siamo tutti soggetti a tale fenomeno, ma alcuni (anzi parecchi) di noi lo sono in misura maggiore di altri, e possono giungere, occasionalmente o sistematicamente, a negare addirittura l’evidenza.

    Per questo motivo i cospiratori dell’11 settembre hanno assai poco da temere dall’emergere della (presunta) verità. Il grosso della popolazione del mondo ha in testa una storia ben precisa, condivisa da tutti, e si tratta del film America Under Attack. La maggioranza della gente non abbandonerà mai questa tutto sommato comoda convinzione, a meno che non riceva l’input da un soggetto al quale riconosca un’autorità alla quale non può resistere (la Televisione, un Genitore, un-Individuo-nel-quale-si-abbia-fede). Quando ciò avvenisse, assisteremmo ad un altro tipo di bias cognitivo, a modo suo ancora più affascinante: l’hindsight bias, ovvero l’errore del giudizio retrospettivo. L’hindsight bias è la tendenza delle persone a credere, erroneamente, che sarebbero state in grado di prevedere un evento correttamente, una volta che l’evento è ormai noto. Il giorno ipotetico in cui la CNN ed i vari telegiornali benedicessero con la loro autorità una versione alternativa della storia dell’11 settembre e dintorni, tutti gli individui sino a quel momento ancorati alla precedente versione dei fatti compirebbero istantaneamente il magico salto di paradigma, iniziando immediatamente a ristrutturare i propri ricordi per adattarli alla nuova realtà. Comincerebbero a ricordare di avere avuto sospetti fin da subito, e ben presto inizierebbero a borbottare cose come: Ve l’avevo detto io!

    L’hindsight bias modifica i nostri ricordi per adattarli alle contingenze cognitive del presente. È un fenomeno comune che, a piccole dosi, accade tutti i giorni, mentre, a grandi dosi, lo si osserva in politica ogni volta che un’opinione (o un’ideologia) viene mutata in un’altra: tutti (o quasi) coloro che credevano a quell’opinione (o a quell’ideologia), magicamente non solo mutano la propria opinione (o ideologia), ma anche il ricordo che essi hanno di ciò che in passato hanno pensato. E’ così che spesso ad esempio accade che i fascisti non siano mai stati fascisti ed i comunisti non siano mai stati comunisti, per menzionare due grandi esempi storici che ci toccano da vicino. Il bello (o il brutto) è che di solito l’inganno è soprattutto autoinganno. C’è buona fede a chi incorre nell’errore del giudizio retrospettivo. Poiché questa psicopatia è comune, viene accettata come norma. Ed è per questo che le migliaia di giornalisti che in tutto il mondo oggi censurano e dileggiano e volentieri insultano chi ha preso coscienza del grande inganno dell’11 settembre, nel giorno in cui il vento cambierà pretenderanno di impartirci con ipocrita saccenza quelle stesse lezioni alle quali oggi essi sono sordi.

    Roberto Quaglia

    http://www.mito11settembre.it
    http://www.robertoquaglia.com

    Per organizzare presentazioni pubbliche del libro con l’autore, scrivere a:
    [email protected]












    11 settembre: 53 americani su 100 non ci credono

    STATI UNITI - La maggior parte degli americani adulti è convinto che il governo Bush abbia nascosto parte o tutta la verità sull'11 settembre: per l'esattezza il 53%, secondo un sondaggio
    New York Times-CBS.
    E il 28 % è convinto ormai che sia tutta una menzogna di Stato.
    Solo il 16% continua a credere alla versione ufficiale (1).

    Una caduta impressionante, se si pensa che ancora nel 2003, quando Bush annunciò la guerra contro Saddam, 86 americani su cento erano con lui nella «guerra al terrorismo globale».
    Significativa anche l'evoluzione dell'opinione pubblica.

    Nel 2002, lo stesso sondaggio con la stessa domanda appurò che il 21% credeva alla versione ufficiale dell'11 settembre, contro il 16% di oggi.
    Allora, il 63% era convinto che l'amministrazione «nascondesse qualcosa», contro il 53% di oggi.
    Ma ciò perché gli americani convinti che «sia tutta una menzogna» sono saliti dall'8% al 28%.
    Si è ridotta anche la quota degli incerti, di quelli che replicano «non so» o non rispondono.
    Erano 6 su cento nel 2002, ora solo 3 su cento.

    Intanto esce in USA un saggio di Philip Shenon, noto giornalista del New York Times che a suo tempo seguì le udienze della Commissione parlamentare sull'11 settembre, che può grandemente aumentare il numero degli increduli (2).
    Il volume, «The Commission: The Uncensored History of the 9/11 Investigation», è centrato sulla figura di Philip Zelikow, il personaggio che fu nominato (dalla Casa Bianca) direttore esecutivo della 9/11 Commission, ossia di fatto il capo delle investigazioni.

    Zelikow poteva decidere quali testimoni ammettere, quali materiali portare come prove, e filtrare tutta la documentazione sul caso.
    Ora, si scopre ciò che tutti i grandi media sapevano: che Zelikow accumulava su di sé una quantità incredibile di conflitti d'interesse.

    Amico personale di Condoleezza Rice, al cui fianco ha lavorato nel National Security Council al tempo della presidenza di Bush padre, Zelikow aveva capeggiato il «transition team» per Bush figlio, ossia il gruppo che assicurò il passaggio delle consegne dal presidente uscente (Clinton) a quello entrante.
    Un lavoro di strettissima fiducia presidenziale.
    Fiducia confermata dal fatto che, un mese dopo l'11 settembre 2001, George Bush jr. nominò Zelikow capo del President's Foreign Intelligence Advisory Board (PFIAB).

    Si tratta di un riservatissimo ufficio che è l'interfaccia tra il presidente e le numerose agenzie di intelligence americane, dalla CIA alla DIA (militare), dalla National Security Agency all'FBI.
    I suoi sedici membri hanno il compito di vagliare le informative ultra-riservate che vengono da queste agenzie, di valutarne la fondatezza e di riferirne al presidente in persona.
    Per questo compito delicato, Zelikow aveva accesso completo alle fonti più segrete dello spionaggio e controspionaggio.

    Con un simile «investigatore» a capo delle indagini della Commissione parlamentare, ogni critica alla Casa Bianca per la evidente incapacità (o peggio) di prevenire i mega-attentati del cosiddetto bin Laden, è stata ovviamente neutralizzata.
    Tutto questo era noto ai media anche prima.

    Anche chi scrive ha riferito nel suo libro «Israele, USA il terrorismo islamico» (EFFEDIEFFE, 2005, pagina 159) un significativo dettaglio.
    Philip Zelikow, parlando a pochi analisti politici selezionati alla Virginia University il 10 settembre 2002, aveva detto loro che, naturalmente, l'Iraq non aveva bombe atomiche né si preparava a lanciarle contro gli USA, come ripeteva in quei giorni Bush.
    E confidò: «E perché l'Iraq dovrebbe usare armi nucleari contro di noi? Vi dico io quale pericolo reale rappresenta, e questo fin dagli anni '90: è una minaccia per Israele».
    Ma questo motivo non può essere reso pubblico, aggiunse, «perché è una politica non troppo popolare».
    Aiutare Israele a liberarsi dai suoi avversari, cioè.

    La novità non sta dunque nelle rivelazioni di Shenon.
    Sta nel fatto che un giornalista del New York Times, il più ufficioso dei grandi media, le racconti oggi.
    Il sospetto e l'incredulità verso la versione ufficiale sale dai «cospirazionisti marginali» ai media dotati d'influenza.
    Se questa configuri una concreta minaccia per la versione ufficiale e per Bush stesso, non è chiaro.
    Apparentemente, il presidente agli sgoccioli, e al punto più basso della sua credibilità, si comporta come dovesse restare alla Casa Bianca in eterno.

    George Bush ha appena reso noto il bilancio di previsione per i prossimi 12 mesi: un colossale aumento di spesa pubblica (la cifra del bilancio supera, per la prima volta, i 3 trilioni di dollari,
    il 6% in più rispetto al budget precedente) non dedicata però a contrastare la recessione in arrivo o ridurre l'indebitamento, bensì ad accrescere le spese militari (3).
    L'ultimo bilancio di Bush «risparmia» tagliando le poche spese di tipo sociale dello Stato: meno 196 miliardi in cinque anni per Medicare (la sanità gratuita per i vecchi) e Medicaid (la striminzita assistenza per i poveri).
    In compenso, ci sono nuovi tagli di tasse per i ricchi, presentate come «stimulus» anti-recessione. Anche per questo il deficit resta altissimo, sui 407 miliardi di dollari.

    «Il presidente ripropone le stesse politiche fallimentari che hanno caratterizzato la sua presidenza», ha detto il presidente della Commissione Bilancio, il democratico Kent Conrad: «Più spesa bellica a debito, più tagli fiscali finanziati a debito intesi a favorire i più ricchi, e più indebitamento con Paesi stranieri come Cina e Giappone».

    Ma Bush tira dritto, come se sapesse che non sarà mai chiamato a rispondere dei suoi atti.
    In questo senso, una notizie inquietante è stata raccolta da Paul Joseph Watson, uno dei più informati «cospirazionisti»: soldati americani in Iraq sarebbero stati sottoposti ad uno speciale addestramento che simulava rastrellamenti, arresti e sequestro di armi casa per casa «sul suolo americano».
    Tutto ciò, era stato spiegato dai superiori, per neutralizzare cittadini americani «disobbedienti alla legge marziale».
    Venivano selezionati i soldati che rispondevano sì alla domanda se erano disposti a sparare su loro amici o parenti, se gli veniva ordinato (4).

    Già nel 2006 era emerso un programma segreto, chiamato «Clergy Response Teams», in cui pastori e preti sono stati addestrati dalla FEMA (la protezione civile) a «tenere tranquille» le pecorelle della loro parrocchia, a «calmarne il dissenso» e a «pacificare» i cittadini «perché obbediscano allo Stato in caso di dichiarazione della legge marziale».
    Soprattutto in caso di «vaccinazioni di massa e rilocazioni forzate».

    Maurizio Blondet

    Note
    1) «Americans Question Bush on 9/11 Intelligence», Angus Reid Global Monitor, 2 febbraio 2008.
    2) Max Holland, «9/11 Commission had to go through Bush advisor's Karl Rove», mparent7777 blogspot, 4 febbraio 2008.
    3) Martin Crutsinger, «Bush unveils $3.1 trillion spending plan», Associated Press, 4 febbraio 2008.
    4) Oaul Joseph Watson, «US Troops Asked If They Would Shoot American Citizens», PrisonPlanet, 4 febbraio 2008.
     
    .
  3. AdamClayton
     
    .

    User deleted


    11/9, chieste sei condanne a morte
    Si tratta di detenuti a Guantanamo


    Il Pentagono ha annunciato ufficialmente l'incriminazione di sei presunti terroristi detenuti a Guantanamo per l'attacco agli Stati Uniti dell'11 settembre 2001, che provocò la morte di 2.973 persone. Per tutti e sei è stata chiesta la condanna a morte. Tra questi c'è la cosiddetta mente degli attentati, Khalid Sheikh Mohammed. L'uomo, di nazionalità pakistana, ha dichiarato di aver pianaficato ogni aspetto di quell'azione criminale.

    Il formale rinvio a giudizio dei prigionieri avverrà lunedì prossimo: i sei saranno processati di fronte agli speciali tribunali militari della base e non potranno essere rappresentati da legali indipendenti. Lo ha reso noto il portavoce del Pentagono Bryan Whitman. Pesantissime le incriminazioni: omicidio e crimini di guerra. I legali del Pentagono chiederanno la condanna alla pena capitale per responsabilità nell'omicidio di circa tremila americani negli attentati di sei anni fa. Attentati che cambiarono il mondo

    "Il Pentagono ha lavorato con grande impegno per completare il fascicolo di accuse contro individui coinvolti in uno dei più orribili atti di violenza e di terrorismo mai commessi contro gli Stati Uniti e i loro alleati - ha detto Whitman - il team legale ora è pronto a passare alla prossima fase per il processo".

    Il New York Times ha citato i nomi degli altri prigionieri, si tratta di Mohammed al Qahtani, l'uomo che il Pentagono considera il ventesimo dei dirottatori dell'11 settembre 2001, Ramzi bin al Shibh, il principare intermediario tra i kamikaze e la cupola di Al Qaeda, Ali Abd al Aziz Ali, noto come Ammar al Baluchi, un nipote di Khalid Sheikh Mohammed e suo luogotenente nell'operazione del 2001, un collaboratore di al Baluchi, Mustafa Ahmed al Hawsawi e Walid bin Attash, noto come Khallad: secondo gli inquirenti ha addestrato alcuni componenti del commando di Al Qaeda.

    A quanto ha dichiarato il Pentagono, sarà il tribunale militare a decidere quali prove saranno ammesse in giudizio, ma vi sarà "poco" che rimarrà coperto dal segreto d'ufficio.
     
    .
  4. AdamClayton
     
    .

    User deleted


    CONFESSIONI SU AL QAEDA: PERCHE' I VIDEO SONO STATI DISTRUTTI?

    Molti americani si accontentano del rapporto redatto dalla Commissione istituita per indagare sull’11 settembre, ma due presidenti della stessa commissione, Thomas Kean e Lee Hamilton non si accontentano. Non è soddisfatto neanche Max Cleland, membro della commissione, nonché senatore americano che si è dimesso dalla Commissione sull’11 settembre dichiarando al Boston Globe (13 nov. 2003): “queste indagini sono compromesse”. Anche l’ex direttore dell’FBI Louis Freeh ha dichiarato al Wall Streeet Journal (17 nov. 2005) che c’erano delle inesattezze nel rapporto della Commissione e che “rimangono domande che necessitano risposte”.

    Entrambi, sia Kean che Hamilton, hanno dichiarato in due occasioni, una nel loro libro del 2006 “Senza precedenti: la vera storia della Commissione dell’11 settembre”, e di nuovo il 2 gennaio 2008 al N.Y. Times che ci sono delle inesattezze nel rapporto della Commissione con domande che restano senza una risposta o che hanno avuto una risposta errata.

    Il 2 gennaio infatti Kean ed Hamilton hanno accusato la CIA di ostacolare le loro indagini: “Ciò che di sicuro sappiamo è che funzionari di governo hanno deciso di non mettere a conoscenza dei fatti un organo legalmente costituito e creato dal Congresso e dal Presidente per investigare su una delle più grandi tragedie che questo paese ha vissuto. Questo noi lo chiamiamo intralciare”.

    Nel loro libro Kean ed Hamilton hanno scritto che non erano in grado di ottenere contatti con i più importanti testimoni che erano in custodia e che erano l’unica possibile fonte di informazioni sul complotto dell’11 settembre.

    Le sole informazioni che la Commissione era autorizzata ad ottenere erano quelle che derivavano dagli interrogatori dei presunti capi del complotto, come ad esempio Khalid Sheikh Mohammed, provenienti da fonti terze. Alla Commissione non era consentito interrogare i presunti colpevoli presi in custodia, né tanto meno incontrare coloro che li avevano interrogati. Di conseguenza, scrivono Kean ed Hamilton, “era impossibile valutare l’attendibilità delle informazioni ottenute” poiché ricevute da una terza parte. “Come potevamo dire che qualcuno come Khalid Sheikh Mohammed ci stesse dicendo la verità?”

    L’esistenza dei documenti video degli interrogatori fu tenuta segreta alla Commissione sull’11 settembre.

    Tali registrazioni sono state distrutte. La distruzione è divenuta un problema poiché la decisione ad essa relativa coinvolge la Casa Bianca e perché potrebbero rivelare dei metodi di tortura che l’amministrazione Bush ha sempre negato di usare.

    Quella delle torture è un depistaggio? La Commissione non era incaricata di investigare sui metodi di interrogazione o di trattamento dei detenuti. Alla Commissione era richiesto di investigare la partecipazione di al Qaeda all’attacco dell’11 settembre ed individuare i colpevoli dell’attentato terroristico. Non c’erano valide ragioni per sottrarre al vaglio della Commissione i video delle confessioni che implicano al Qaeda e Osama Bin Laden.

    I video furono sottratti all’investigazione della Commissione perché i presunti partecipanti al complotto non hanno mai confessato, non implicano al Qaeda, né tanto meno Bin Laden?

    Non ci sono motivi per cui l’amministrazione Bush debba temere la questione delle torture. Il Dipartimento di Giustizia ha infatti legalizzato tale pratica, ed il Congresso ha approvato la relativa normativa, firmata dal presidente Bush, dando retroattiva protezione a coloro che hanno eseguito gli interrogatori e le torture. Il “Military Commission act” che è stato approvato nel settembre 2006 e firmato da Bush nell’ottobre 2006 priva i detenuti delle protezioni previste dalla Convenzione di Ginevra. “Un nemico straniero che combatte illegalmente ed è soggetto a processo da parte della Commissione Militare con tali capi d’accusa non può invocare la Convezione di Ginevra come fonte di diritti”. Altre clausole dell’atto privano i detenuti del diritto a processi rapidi e legittima nei loro confronti la tortura e l’autoincriminazione. La legge ha una postilla che retroattivamente protegge i torturatori da eventuali incriminazioni future contro di loro per crimini di guerra.

    È stata forse l’amministrazione Bush a trarre astutamente vantaggio dalla questione sulle torture al fine di esercitare pressioni sulla CIA per la distruzione dei nastri “con le torture”. Ciò che sembra più plausibile è che i nastri con le registrazioni furono distrutti perché non contenevano alcun tipo di confessione dell’attentato da parte dei detenuti. Ciò che Kean ed Hamilton si chiedono è: come facciamo a conoscere la verità sull’accaduto senza alcuna prova?

    Ciò che abbiamo è solo la parola che ha dato l’amministrazione Bush, la stessa che disse che Saddam Hussein era in possesso di armi di distruzione di massa, e mentre aveva già un rapporto NIE che diceva che l’Iran aveva concluso il suo programma di armamenti nel 2003, ci diceva che tale paese aveva in corso un programma di armamento nucleare ed era vicino a possedere armi nucleari.

    Paul Craig Robert è stato assistente di segreteria al Tesoro sotto l’amministrazione Reagan. Era editore associato del Wall Street Journal e coeditore di National Review. E’ anche coautore di “La tirannia delle buone intenzioni”. Può essere contattato all’indirizzo e-mail: [email protected]

    Titolo originale: "Why Were the 9/11 Tapes Destroyed?"

    Fonte: http://www.counterpunch.org/
     
    .
  5. AdamClayton
     
    .

    User deleted


    Un'opportunità sprecata

    A volte le cose vanno in modo strano, nel mondo, e spesso si assiste a episodi nei quali si vedono gettare al vento preziose oppurtunità per sanare profonde fratture nella nostra società.

    Prendiamo ad esempio l’undici settembre, e il processo a 6 degli organizzatori degli attentati annunciato di recente dal Pentagono. Visto il caso molto particolare, che ha coinvolto letteralmente mezzo mondo, ci si aspetterebbe di vedere un megaprocesso in diretta TV, grazie al quale l’intera popolazione del globo potesse finalmente fugare i propri dubbi sulle effettive responsabilità per i fatti di quel giorno.

    Potremmo vedere i famosi video del Pentagono che finora non ci sono stati mostrati, potremmo ascoltare dalla viva voce degli imputati le folli motivazioni che li avrebbero portati a compiere quel gesto, e potremmo soprattutto toccare con mano le famigerate prove contro Al-Queda che gli americani hanno sempre sostenuto di avere, ma che finora non hanno mai mostrato a nessuno.

    A questo punto infatti non si comprende quale potrebbe essere la motivazione per mantenere certe informazioni ancora riservate, visto che ormai la struttura organizzativa dell’attentato sarebbe stata individuata, e non si rischia certo di mettere in allarme qualcuno che ancora ignori di essere sospettato. Ma anche se restasse qualche informazione delicata, la si potrebbe presentare sempre a porte chiuse, rendendo pubblico il resto del processo.

    All’alba dell’undici settembre George Bush aveva detto “giustizia sarà fatta”, e sarebbe stato bello, per una decisione così importante, che fosse una classica giuria popolare a valutare le colpe degli imputati, dopo che per loro fosse stato applicato il famoso “due process” (la procedura corretta, cioè “dovuta”), garantito a chiunque dalla Costituzione americana.

    Invece a processarli saranno i militari di Guantànamo, in una cosiddetta kangaroo-court che è già stata dicharata illegale dalla Corte Suprema, nella quale gli imputati non hanno nemmeno diritto all’assistenza legale. Altro che “due process”.

    Ci verrà quindi “raccontato” che cosa hanno detto gli imputati, e quale sarà stata la loro condanna, ma non sapremo mai in che modo questo verdetto sarà stato raggiunto.

    E purtroppo dovremo fidarci di una amministrazione che in questi anni si è saputa distinguere soprattutto per le reiterate e sistematiche menzogne che ama raccontare al mondo con la massima spudoratezza.

    Cheney ha mentito spudoratamente, quando disse di avere le prove che gli iracheni avessero armi di distruzione di massa, e ha poi mentito altrettanto spudoratamente quando ha negato di averlo detto.

    Condi Rice ha mentito spudoratamente, quando disse che nessuno poteva prevedere degli attacchi con degli aerei civili sul territorio nazionale, e il cosiddetto “briefing del 6 Agosto” l’ha smentita in pieno.

    Donald Rumsfeld ha mentito spudoratamente quando ha detto di non essere al corrente delle procedure di interrogatorio di Abu Grahib, mentre Seymour Hersh ha poi scoperto che tali istruzioni erano dettagliatamente descritte nel progetto “Coppergreen” a firma dello stesso Rumsfeld.

    George W. Bush ha mentito spudoratamente quando ha detto, nel discorso allo “State of the Union”, che Saddam aveva cercato di procurarsi uranio dalla Nigeria, pur essendo stato avvisato dalla CIA che il documento su cui basava l’accusa non era credibile.

    E Theodore Olsen, procuratore generale degli Stati uniti, grande amico dei neocons, e artefice della vittoria in Corte Suprema che nel 2000 li portò al potere, ha apertamente sostenuto che in certe occasioni è lecito che i governi mentano, anche alla loro stessa popolazione.

    Poi però per qualche strano motivo dovremmo credere che quello che ci hanno raccontato questi signori sull’11 settembre è tutto vero.

    Massimo Mazzucco
     
    .
  6. compactv
     
    .

    User deleted


    rassegniamoci...non sapremo mai nulla sull'omicidio di kennedy...marylin monroe...figurati sull'11 settembre
     
    .
  7. AdamClayton
     
    .

    User deleted


    Il 26 febbraio Zero al Parlamento Europeo
    ZERO At the European Parliament of Brussels, PHS 3C50 19.00h, in the presence of the Authors: Giulietto Chiesa, Paolo Jormi Bianchi, Thomas Torelli
    And the Directors: Franco Fracassi, Francesco Trento
    9/11 - Europe for an Independent Commission of Inquiry. Debate with: Andreas von Bulow, Giulietto Chiesa, Claudio Fracassi, David Ray Griffin, Moni Ovadia - Info


    Dopo Augias
    di Giulietto Chiesa

    Forse non tutti sanno che la trasmissione con Augias è stata preceduta da una vera e propria forma di pressione preventiva da parte di un gruppo organizzato di quelli che io chiamo ormai i kamikaze di George Bush. Telefonate e mail furibonde hanno tempestato la redazione del programma chiedendo imperiosamente (e qualcuna quanto pare anche minacciosamente), che la trasmissione venisse modificata chiamando a parlare un contradditore delle tesi di “Zero”. E’ ormai chiaro che esiste una squadra di kamikaze di Bush che cerca di ostacolare la discussione, o di impedirla. E’ altrettanto chiaro che non riescono a realizzare il loro obiettivo. Per questo, chiunque li paghi o li organizzi, sta schiumando di rabbia. Bisognerà attendersi altre provocazioni. Certo anch’io ho avuto l’impressione che Augias abbia sofferto non poco il pressing. E questo lo ha spinto a fare una cosa che di regola non fa nella sua per altro lodevole trasmissione: si è messo a fare lui il contradditore della tesi dell’autore del volume che stava presentando, portando in campo assai più il volume “avversario”. Poco male. A me pare che la trasmissione sia stata comunque utile e, per questo, lo ringrazio.
    Dalle lettere che ricevo si vede bene la proporzione di coloro che hanno capito rispetto a quelli che non hanno capito. Tra questi ultimi si distingue il signore che mi rimprovera cattive compagnie e un atteggiamento fanatico. Dovrei ripetermi e ripetergli che io chiedo semplicemente una inchiesta internazionale veritiera e che la versione ufficiale è una farsa. Non vedo cosa ci sia di male. Capisco perfettamente che ci sia gente che non vuole che la questione sia affrontata. Rilevo che tutti quelli che mi attaccano lo fanno partendo da insulti o da considerazioni che evitano il merito della faccenda.
    Ritorna spesso la tesi delle ricche prebende che si guadagnerebbero facendo il lavoro di ricerca severa e senza fare sconti a nessuno. Nessuno di coloro che usano questi argomenti sembra rendersi conto che andare contro corrente è molto più faticoso che seguire il corso del mainstream, raccontando le versioni ufficiali. Nessuno sembra chiedersi quanto guadagnano di più (per restare alle prebende) i giornalisti che mentono tutti i giorni e che tacciono quando glielo si chiede.
    Ringrazio comunque tutti quelli che mi hanno scritto e ai quali non riuscirò a rispondere personalmente. La domanda di verità è molto alta. E ciò è consolante. Le proiezioni del film “Zero” sono finalmente decollate e sono già decine. Altre decine sono in via di programmazione ormai in tutta Italia. Nessun distributore ufficiale (vedano quelli che continuano a insistere sui guadagni nostri) ha accettato di distribuire un film molto scomodo. Ma ci hanno fatto un favore. La nostra distribuzione autonoma sta producendo molti più frutti di una asfittica distribuzione in poche sale dei centri maggiori. Noi andremo in centinaia di sedi minori e parleremo a centinaia di migliaia di persone. Era questo lo scopo che ci eravamo prefissi ed è questo lo scopo che stiamo raggiungendo. Capisco che i kamikaze di Bush siano irritati.

    Leggi le lettere ricevute da Chiesa sul suo sito http://www.giuliettochiesa.it/modules.php?...ticle&artid=944



    = Proiezioni e incontri

    Vicenza, 22 Febbraio - Proiezione di Zero
    Pontedera (Fi), 22 Febbraio - Proiezione di Zero, con Giulietto Chiesa
    Lugo (Ra), 23 Febbraio - Proiezione di Zero, con Paolo Jormi Bianchi
    Pesaro, 28 Febbraio - Proiezione di Zero, con Francesco Trento
    Fano, 29 Febbraio - Proiezione di Zero, con Francesco Trento
    Reggio Emilia, 10 Marzo - Proiezione di Zero, con Franco Fracassi
    Foggia, 13 Marzo - Proiezione di Zero
     
    .
  8. AdamClayton
     
    .

    User deleted


    INGEGNERE PROGETTISTA DEL WTC NON CREDE ALLA VERSIONE UFFICIALE

    Il principale ingegnere elettrotecnico del progetto dello World Trade Center: “Il carburante e gli aerei da soli NON possono avere buttato giu le torri”

    Richard F. Humenn, ingegnere professionista era Senior Project Design Engineer dei sistemi elettrici dell'intero World Trade Center, ed aveva 60 persone che lavoravano sotto di lui. In altre parole egli era la persona incaricata di tutti i sistemi elettrici del WTC. Ora è un ingegnere professionista in pensione, ottenne l'abilitazione professionale dagli Stati di New York, New Jersey, Connecticut e Washington, D.C.

    Humenn ha affermato ad Architects and Engineers for 9/11 Truth:

    L'11 settembre guardavo la trasmissione televisiva in diretta del progressivo crollo delle torri, ed ero incredulo dal momento che la massa e la resistenza della struttura avrebbero dovuto sopravvivere ai danni localizzati causati dagli aerei e dal carburante incendiato.

    Ho visto la presentazione di Richard Gage e altro materiale collegato, che mi spinge a credere che il carburante e gli aerei da soli non possono aver fatto crollare le torri. Perciò appoggio la proposta di formare un gruppo internazionale di professionisti che indaghino su tutte le possibili cause della quasi totale distruzione delle strutture del WTC e del loro crollo praticamente alla velocità di caduta libera.


    Humenn ha anche recentemente rilasciato un'intervista di 2 ore ad un avvocato ed ex professore di legge (una trascrizione dell'intervista verrà presto pubblicata su AE911Truth.org). In tale intervista Humenn esprime la sua opinione che le torri gemelle siano state intenzionalmente demolite. Egli ha affermato di non poter credere che il governo Usa abbia potuto fare una cosa del genere; però non gli è stato chiesto a riguardo di elementi deviati all'interno del governo.

    Pochi ingegneri hanno una conoscenza di prima mano delle torri gemelle simile a quella di Humenn, perciò la sua opinione ha un certo peso. Come egli spiega: “sebbene io sia formalmente un ingegnere elettrotecnico sono anche estremamente familiare con le strutture delle torri e con le caratteristiche del progetto con cui sono state concepite”

    Titolo originale: " Principal Electrical Engineer for WTC: ‘Fuel and Planes Alone Did NOT Bring the Towers Down’"

    Fonte: http://911blogger.com
     
    .
  9. AdamClayton
     
    .

    User deleted


    Marion Cotillard e l'11 Settembre sui media francesi

    Vi proponiamo la traduzione di un articolo dei nostri colleghi d'oltralpe da cui possiamo vedere come in Francia i media trattano la problematica 11 Settembre con modalità del tutto analoghe a casa nostra.

    ----

    Martedì 26 febbraio, un film italiano, "Zero - Inchiesta sull'11 settembre", che mette in discussione la versione ufficiale dell'11 settembre è stato proiettato al Parlamento europeo. Questa serata storica organizzata dall'europarlamentare Giulietto Chiesa è stata seguita da un dibattito di grande qualità con, tra gli altri, il prof. David Ray Griffin ed il deputato giapponese Yukihisa Fujita, che ricordano i fondamenti del nostro movimento internazionale avviato dalle famiglie delle vittime: si tratta di un movimento cittadino pacifico (nulla a vedere con l'anti-americanismo con cui viene descritto regolarmente) e democratico che lavora per la messa in atto di un'indagine internazionale ed indipendente sull'11 settembre.

    Molte centinaia di giornalisti, [...]

    [...] in particolare i giornalisti francesi accreditati al Parlamento europeo di Bruxelles sono stati invitati a quest'evento. Solo due mass media si sono mossi (due reti televisive russe). Giovedì 28 eravamo a Ginevra per una proiezione/dibattito organizzata dai nostri colleghi svizzeri dell'associazione "Le 11 Septembre en question" autori del film "Oil, smoke and mirrors", che si interessa del picco del petrolio e 11 settembre. Questa serata, che ha riunito più di 600 spettatori, è stata animata da due universitari svizzeri: Daniele Ganser e Marc Chesney.

    Dunque una settimana ricca di eventi riguardanti gli attentati dell'11 settembre 2001, con molte discussioni, analisi, studi sui fatti e testimonianze. Una settimana con universitari, scienziati, politici e soprattutto cittadini di molte origini, nazionalità, religioni, culture che si riuniscono insieme perla verità, la giustizia, la pace e la democrazia!

    Ma nulla di tutto questo nei mass media che ci ignorano (eccetto in Svizzera, con in particolare la Tribune de Genève)... quando non provano ad infangarci, come sembra accadere sistematicamente in Francia!


    Infatti, venerdì mattina si scopre un articolo nel sito di Marianne, "Molto più di Thierry Meyssan: Marion Cotillard!", scritto da Bénédicte Charles, che ci dice che ha atteso per un anno che Parigi Première ritrasmettesse un'intervista di Marion Cotillard, fresca di oscar, per fare uscire un articolo deplorevole. Quest'articolo, ci ricorda "l'affare Boutin". Marion Cotillard, che sembra aver visto alcuni dei film che proponiamo su ReOpen911.info, esprime, tra l'altro, i suoi dubbi sulla versione ufficiale dell'11 settembre.

    Quest'intervista viene subito utilizzata per infangare l'immagine della Cotillard e soprattutto, stupidamente e senza alcuno lavoro giornalistico, caricaturare ogni critica della versione ufficiale dell'11 settembre. Ancora una volta, la signora Charles ed i suoi confratelli e consorelle partecipano a questa diffusione criminale e sistematica della propaganda dell'amministrazione Bush ormai da oltre 6 anni mentre milioni di cittadini nel mondo iniziano a sollevarsi contro le sue menzogne e questo oscurantismo!

    Ci sono stati più di 500 commenti a quest'articolo nel sito di Marianne... di cui la maggioranza la pensa come noi... sembrerebbe che come molti esperti così come semplici cittadini si informino, riflettano, critichino e diano prova di buon senso! Che aspettano i giornalisti a fare lo stesso e, semplicemente, a fare quello che dovrebbe essere il loro lavoro?!

    Vincent Liegey
    Associazione ReOpen911

     
    .
  10. compactv
     
    .

    User deleted


    avevo letto le dichiarazini dell'attrice, ora che queste sue dichiarazioni blocchino la sua carriera hollywoodiana mi sembra normale...dall'epoca di mccarty non è cambiato nulla in questo

    io rimango della mia opinione...qualcosa il governo americano ha combinato l'11settembre...forse sapevano dell'attentato e hanno minato le due torri per non so quale motivo

    ma osama bin laden e alqeida hanno mai rivendicato l'attentato?...ne siamo sicuri?
     
    .
  11. spacedeep
     
    .

    User deleted


    CITAZIONE (AdamClayton @ 18/2/2008, 13:35)
    Il 26 febbraio Zero al Parlamento Europeo
    ZERO At the European Parliament of Brussels, PHS 3C50 19.00h, in the presence of the Authors: Giulietto Chiesa, Paolo Jormi Bianchi, Thomas Torelli
    And the Directors: Franco Fracassi, Francesco Trento
    9/11 - Europe for an Independent Commission of Inquiry. Debate with: Andreas von Bulow, Giulietto Chiesa, Claudio Fracassi, David Ray Griffin, Moni Ovadia - Info


    Dopo Augias
    di Giulietto Chiesa

    Forse non tutti sanno che la trasmissione con Augias è stata preceduta da una vera e propria forma di pressione preventiva da parte di un gruppo organizzato di quelli che io chiamo ormai i kamikaze di George Bush. Telefonate e mail furibonde hanno tempestato la redazione del programma chiedendo imperiosamente (e qualcuna quanto pare anche minacciosamente), che la trasmissione venisse modificata chiamando a parlare un contradditore delle tesi di “Zero”. E’ ormai chiaro che esiste una squadra di kamikaze di Bush che cerca di ostacolare la discussione, o di impedirla. E’ altrettanto chiaro che non riescono a realizzare il loro obiettivo. Per questo, chiunque li paghi o li organizzi, sta schiumando di rabbia. Bisognerà attendersi altre provocazioni. Certo anch’io ho avuto l’impressione che Augias abbia sofferto non poco il pressing. E questo lo ha spinto a fare una cosa che di regola non fa nella sua per altro lodevole trasmissione: si è messo a fare lui il contradditore della tesi dell’autore del volume che stava presentando, portando in campo assai più il volume “avversario”. Poco male. A me pare che la trasmissione sia stata comunque utile e, per questo, lo ringrazio.
    Dalle lettere che ricevo si vede bene la proporzione di coloro che hanno capito rispetto a quelli che non hanno capito. Tra questi ultimi si distingue il signore che mi rimprovera cattive compagnie e un atteggiamento fanatico. Dovrei ripetermi e ripetergli che io chiedo semplicemente una inchiesta internazionale veritiera e che la versione ufficiale è una farsa. Non vedo cosa ci sia di male. Capisco perfettamente che ci sia gente che non vuole che la questione sia affrontata. Rilevo che tutti quelli che mi attaccano lo fanno partendo da insulti o da considerazioni che evitano il merito della faccenda.
    Ritorna spesso la tesi delle ricche prebende che si guadagnerebbero facendo il lavoro di ricerca severa e senza fare sconti a nessuno. Nessuno di coloro che usano questi argomenti sembra rendersi conto che andare contro corrente è molto più faticoso che seguire il corso del mainstream, raccontando le versioni ufficiali. Nessuno sembra chiedersi quanto guadagnano di più (per restare alle prebende) i giornalisti che mentono tutti i giorni e che tacciono quando glielo si chiede.
    Ringrazio comunque tutti quelli che mi hanno scritto e ai quali non riuscirò a rispondere personalmente. La domanda di verità è molto alta. E ciò è consolante. Le proiezioni del film “Zero” sono finalmente decollate e sono già decine. Altre decine sono in via di programmazione ormai in tutta Italia. Nessun distributore ufficiale (vedano quelli che continuano a insistere sui guadagni nostri) ha accettato di distribuire un film molto scomodo. Ma ci hanno fatto un favore. La nostra distribuzione autonoma sta producendo molti più frutti di una asfittica distribuzione in poche sale dei centri maggiori. Noi andremo in centinaia di sedi minori e parleremo a centinaia di migliaia di persone. Era questo lo scopo che ci eravamo prefissi ed è questo lo scopo che stiamo raggiungendo. Capisco che i kamikaze di Bush siano irritati.

    Leggi le lettere ricevute da Chiesa sul suo sito http://www.giuliettochiesa.it/modules.php?...ticle&artid=944



    = Proiezioni e incontri

    Vicenza, 22 Febbraio - Proiezione di Zero
    Pontedera (Fi), 22 Febbraio - Proiezione di Zero, con Giulietto Chiesa
    Lugo (Ra), 23 Febbraio - Proiezione di Zero, con Paolo Jormi Bianchi
    Pesaro, 28 Febbraio - Proiezione di Zero, con Francesco Trento
    Fano, 29 Febbraio - Proiezione di Zero, con Francesco Trento
    Reggio Emilia, 10 Marzo - Proiezione di Zero, con Franco Fracassi
    Foggia, 13 Marzo - Proiezione di Zero

    povero chiesa...
    la proiezione al parlamento europeo è stata una caporetto..lui sicuramente dirà che anche la massima autorità europea è connivente con l'amministrazione bush..

    ha ricevuto pure la risposta alla sua interrogazione sulla questione bhutto/bin laden..ma non dice nulla...

    e te credo..
    oramai il complotto è talmente capillare/universale...
     
    .
  12. AdamClayton
     
    .

    User deleted


    Però devi riconoscere che le autorità politiche che vogliono una commissine idipendente cominciano ad essere tante e, soprattutto, di cariche molto elevate.

    Inoltre continuo a chiedermi perchè sia complottista chi chiede solamente verità, mentre bisognerebbe credere al complotto raccontato dagli americani?

    Ricordo sempre che le guerre in corso nascono da quello......... e la benzina non credo che tu ce l'abbia gratis.
     
    .
  13. AdamClayton
     
    .

    User deleted


    PROSPETTIVE DI POSSIBILI ATTACCHI “FALSE FLAG” NEL 2008

    Le tre principali città bersaglio americane

    Il modo più facile per realizzare un attacco “false flag” [‘sotto falsa bandiera’, un attacco concepito per farne ricadere la colpa su un proprio nemico n.d.r.] è quello di preparare un esercitazione militare che simula il vero attacco che si vuole realizzare. Come descriverò di seguito ciò è esattamente come i responsabili di governo americani e inglesi hanno gestito gli attacchi terroristici dell’11/9 e del 7/7 che in realtà erano attacchi organizzati dal governo per i quali sono stati incolpati i terroristi.

    Sebbene la mia salute cagionevole non mi consente di lavorare a pieno ritmo nell’ambito degli attentati false flag come sono solito fare, la necessità di editori indipendenti e funzionari dei servizi segreti fratelli mi hanno suggerito di scrivere questo testo. Sarà breve per quei lettori che non hanno molto tempo, ma inserirò inestimabili link per quelli che vorranno approfondire e conoscere meglio.

    Il mio aiuto, in quanto ex funzionario dei servizi segreti militari che ha passato 5 anni con la 75ma divisione dell’esercito americano a dirigere giochi militari di guerra, è per convincere gli americani che “il prossimo 11/9” - perennemente annunciato dai funzionari governativi e dai media- sarà probabilmente realizzato sotto forma di futura esercitazione militare. Se gli americani sono consapevoli delle esercitazioni in programma e della loro pericolosità, allora queste ultime non andranno in diretta ad influenzare gli eventi terroristici reali contro i quali queste esercitazioni sono simulate.

    Esercitazioni militari

    Per entrambi gli attacchi, del 11/9 negli Stati Uniti e del 7/7 in Gran Bretagna, ci sono prove evidenti che dimostrano come quelle stragi non furono organizzate da terroristi stranieri ma da tiranni domestici. I governi di entrambi i paesi stavano conducendo esercitazioni che stavano simulando gli stessi episodi che poi si verificarono.

    La commissione americana sull’11 settembre si è imbattuta in prove schiaccianti di tradimento da parte di Dick Cheney quando la stessa interrogò il Segretario ai Trasporti Norman Mineta, che era presente nel noto comando bunker di Cheney quando il volo 77 volava attraversando Washington D.C.. Cheney era al centro delle esercitazioni militari nazionali che simulavano il dirottamento di aerei americani da parte di terroristi – quando dirottamenti stavano avvenendo nella vita reale. Il 23 maggio 2003 il Segretario Mineta testimoniò:

    “durante il lasso di tempo in cui l’aeroplano stava raggiungendo il pentagono c’era un giovane uomo che entrava e diceva al vicepresidente: “l’aereo è lontano 50 miglia”. “l’aereo è lontano 30 miglia” e poi fino a “l’aereo è lontano 10 miglia” quando il giovano chiese anche al vicepresidente: “Gli ordini sono confermati?” Ed il vicepresidente si girò e disse: “certo che lo sono. Hai avuto notizie contrarie al riguardo?” .


    Il co-presidente della commissione Lee Hamilton non seguì la rivelazione bomba e velocemente cambiò argomento. Grazie a Youtube, la sconvolgente rivelazione di Mineta e l’emozionata reazione di Hamilton sono visibili in un video di 3 minuti:



    Nel caso delle bombe del 7/7 nelle stazioneidi Londra, ci sono delle prove dello stesso giorno da un intervista alla BBC del ex agente anti-terrorismo di Scotland Yard, Peter Power, che era assunto con relativo contratto per delle esercitazioni governative:

    Power: “alle 8 30 di questa mattina stavamo proprio facendo a Londra, per una compagnia di più di mille persone, un’esercitazione basata sulla simultanea esplosione di bombe esattamente nelle stazioni ferroviarie dove sono realmente accadute questa mattina, infatti ho ancora i capelli dritti e la pelle d’oca”.

    Giornalista BBC: “giusto per essere chiari: voi stavate realizzando un’esercitazione per vedere come avreste reagito a ciò e ciò avvenne per davvero durante l’esercitazione?”

    Power: “esattamente!”

    Per un estratto di un minuto che contiene queste frasi vedi:



    Principali media.

    Non vale la pena di dire che delle inchieste serie dei media avrebbero velocemente scoperto i fatti che dimostrano l’alto tradimento nei casi dell’11/9 e del 7/7. Ed è fuori dubbio che, sfortunatamente, i traditori che stanno dietro questi attacchi false flag lo sanno molto bene e non avrebbero mai fatto ciò che hanno fatto senza l’ok di media collaborazionisti.

    I tre palazzi del World Trade Center crollarono a New York l’11/9 2001 : WTC1 e WTC2 (le torri gemelle) durante il mattino, e WTC7 ( il palazzo Salomon) alle 5.20, (orario dell’East Coast). Dato che i tre palazzi, era stato detto dalle fonti ufficiali, crollarono inaspettatamente, non c’è una valida ragione, tranne che la complicità nel fatto, per spiegare come mai la BBC riporta il collasso del WTC7 20 minuti prima che avvenisse:



    Fox News si penti di aver annunciato il crollo del WTC7 in anticipo – mostrando anche immagini dalla città di New York col palazzo ancora in piedi. Pochi secondi dopo il palazzo crollò, confondendo comprensibilmente i telecronisti.



    Il proprietario di tutti e tre gli edifici era Larry Silverstein, che aveva da poco duplicato il valore assicurativo delle torri gemelle. Il fortunato Larry a sorpresa in un intervista alla PBS ha affermato che lui insieme al dipartimento dei vigili di New York avevano deciso per una demolizione controllata del WTC7. Dal momento che i grattacieli non sono minati per la demolizione – a meno che qualcuno non intenda demolirli- l’affermazione di Silverstein è l’ammissione che il 9/11 fu un lavoro dall’interno:



    “La nobile bugia”

    Io credo che l’importanza dei 5 filmati di youtube sopra citati ed una investigazione oggettiva fornirebbero prove più che sufficienti del coinvolgimento di Bush e Cheney e dell’accusa di alto tradimento, abbastanza per convocare un gran giurì che incriminerebbe per alto tradimento Larry Silverstein ed altri presunti collaboratori all’11/9. Credo che gli americani, se gli fossero presentati come un'unica notizia al telegiornale i 5 video di youtube, domanderebbero che il caso di alto tradimento fosse portato avanti fino alla sua logica conclusione.

    Il Congresso comunque non accuserà il presidente. I principali media, per i quali anche io ero solito scrivere, non investigheranno né daranno notizia della storia. Le forze armate che furono usate come uno strumento per il massacro di massa di cittadini americani non si muoveranno contro i traditori in uniforme che sapevano perfettamente quello che stavano facendo l’11/9, o tutti gli altri stupidi in uniforme che credevano di star facendo delle esercitazioni militari fino a quando non si ebbe l’11/9. Ad oggi non c’è stata alcuna azione – che richiederebbe investigazione e valutazione- contro alcun militare coinvolto in quello che gli stessi apologeti di governo definiscono il più grosso fallimento della difesa nella storia americana. Ciò mostra che l’inganno viene da dentro e che noi ci siamo dentro.

    Alti funzionari, direttori di media e ufficiali dell’esercito che hanno il dovere per legge e per etica di servire il popolo americano sono diventati dei tipici esempi di una grande cospirazione. Dal loro loro punto di vista sono storici attori che vanno oltre il bene ed il male, che devono invogliare il popolo americano ad avventure geostrategiche in realtà non necessarie. Per loro il resoconto ufficiale dell’attacco terroristico dell’11/9 è un po’ cioò che Platone definisce come “nobile bugia”, una falsità necessaria che viene detta ad un pubblico infantile per poterlo dirigere in maniera matura. La semplice verità è che l’11/9 ha giustificato il tentativo di appropriarsi e controllare l’ ultima risorsa geostrategica: il petrolio. Colui che controlla il medio oriente controlla il mondo.

    Le tre principali città bersaglio americane

    Lo scorso anno ho pubblicato “Il prossimo 9/11, estate 2007?” come risposta allo stesso tipo di richieste che mi hanno spinto a pubblicare questo articolo come suo aggiornamento del 2008. Nel 2007 le tre città più probabili per il prossimo 11/9 erano Houston, Chicago e Portland. Quest’anno le stesse tre città sono ancora in grosso pericolo, in virtù del fatto che l’esercito americano ha indicato Texas, Indiana e Oregon come tre dei quattro stati bersaglio nella edizione 2008 delle esercitazioni militari “Noble Resolve”. Naturalmente Chicago è in Illinois e non in Indiana, ma l’Indiana è molto vicino, ed è stata usata come luogo di esercitazioni antiterroristiche condotte negli scorsi anni.

    Potrebbe sorprendere delle persone che non hanno una formazione militare che le stesse città restano nella lista anche se analisti come me ne hanno ampiamente parlato. Ci sono considerevoli difficoltà nel coordinare gli attori politici, di polizia e militari e mediatici necessari a supportare un attacco false flag. Mentre molti del movimento “verità sull’11/9” credono che le forze militari nazionali possano con semplicità colpire qualsiasi città in qualsiasi momento, ringraziando Dio non è cosi facile. Per fortuna ciò significa che quelli di noi che studiano prospettive di attacchi false flag e si focalizzano su bersagli molto probabili; con rammarico ciò significa che le città obiettivo non possono prendere fiato facilmente solamente perché hanno individuato, esposto e preventivato un singolo tentativo di attacco sotto falsa bandiera.

    Qui c’è una breve analisi delle 3 città obiettivo:

    Obiettivo primario: Houston. Durante gli scorsi 4 anni veterani dell’esercito e della polizia come me hanno allertato il pubblico sulle esercitazioni militari con obiettivo la distruzione nucleare della zona petrolifera di Houston. Cinque volte in questi 4 anni siamo stati capaci di prevedere, con l’errore massimo di un giorno, le esplosioni petrolchimiche in queste zone. Le stranezze di questo tipo di precisione sono astronomiche. In quanto grande centro petrolifero e residenza della famiglia Bush, Houston resta la città più in pericolo dell’America. Qualsiasi gruppo patriottico come il mio che prova ad allertare la propria città per un attacco false flag dovrebbe leggere il mio recente articolo: “La bomba atomica del 31-1: prova per Ron Paul” che parla del successo nello sventare un attacco contro Texas City nel 2006.

    Secondo obiettivo: Chicago. Mentre Houston è la città più in pericolo, il palazzo più in pericolo- il miglior candidato ad essere il prossimo World Trade Center- è la Sears Tower [immagine accanto al titolo]. Fonti ufficiali lo hanno da sempre preannunciato, dall’attacco dell’11/9, quando dissero che era sulla lista di al Qaeda. Larry Silverstein, che acquistò le torri gemelle 2 mesi prima dell’11/9 era a capo del gruppo che acquistò la Sears Tower l’11 Marzo 2004, il giorno delle bombe a Madrid. Funzionari federali hanno indicato Cicago e la sua Sears Tower poiché Al Qaeda la punta come bersaglio sin dall’attacco del’11/9 e ha sempre ripetuto la minaccia. Nel maggio del 2006 il governo programmò esercitazioni segrete a Chicago come quelle dell’11/9, mentre il sindaco di Chicago Daley era stato convenientemente mandato in Israele per la sua prima visita in quel luogo. Io mandai un comunicato ampiamente letto al governatore dell’Illinois Blagojevich come tentativo riuscito di sventare il pendente attacco false flag.

    Terzo obiettivo: Portland. Portland, chiamata “Piccola Beirut” dai fratelli Bush a causa della sua ostilità a Bush 41 e Bush 43, fa parte della mia lista dei tre primi obiettivi dalla scorsa estate, quando fu disegnata come obiettivo di attacchi nucleari da successive esercitazioni Noble Resolve e TOPOFF. Il linguaggio di un comunicato stampa ufficiale lo afferma chiaramente: “Noble Resolve si coordinerà con funzionari in Oregon per simulare un attacco nucleare a Portland”. Nel corso di ricerche che stavo facendo per una serie di articoli che ho scritto sulla città e le esercitazioni in essa svolte, scoprii che Stanford e Harvard avevano preparato una mappa dettagliata dei danni nucleari, che i comandi dell’esercito e la Guardia Nazionale stavano raccontando storie differenti su cosa quelle esercitazioni stavano tentando di fare e che The Oregonian, giornale di Portland, stava facendo tutto quello che poteva per evitare investigazioni sulle paurose anomalie. Non ero per nulla sorpreso che l’ultimo giorno di esercitazioni trovai il direttore della Sicurezza Nazionale Michael Chertoff in downtown a Portland, che fu chiusa per un atteso attacco bomba. Per una diversa prospettiva professionale su quanto grande sia stato, e forse sarà ancora, il pericolo io rimando i lettori alle analisi del mio collega, maggiore William B. Fox (USMC)

    Il Capitano May è un ex ufficiale dell’intelligence militare e funzionario di relazioni pubbliche, così come ex editorialista per la NBC. La sue analisi politiche e militari sono state pubblicate da The Wall Street Journal, dallo Houston Chronicle e dal Military Intelligence Magazine.

    Titolo originale: "False Flag Prospects, 2008 -- Top Three US Target Cities "

    Fonte: http://www.globalresearch.ca
     
    .
  14. AdamClayton
     
    .

    User deleted


    Proibito dissentire

    Anche in Argentina crolla il muro dell’omertà sull’undici settembre. Su Pagina 12 Juan Gelman, una ”firma pesante” del giornalismo argentino, riassume i dubbi e i retroscena più noti sugli attacchi terroristici di sei anni fa.




    Prohibido disentir - di Jual Gelman

    Povera Marion Cotillard. Ha vinto l’Oscar nel 2008 come migliore attrice per la sua interpretazione di Edith Piaf nel film “La vie en rose”, ma la rivista Marianne ha messo in circolazione delle dichiarazioni che l’attrice francese aveva fatto un anno prima, quando aveva messo in dubbio la versione ufficiale della Casa Bianca sugli attentati dell’11 settembre. La vecchia notizia è stata ripescata dai media britannici e statunitensi, e si prevede che questo costerà all’attrice francese la carriera a Hollywood, e forse nella Francia stessa, dato che la questione esplode proprio nel momento in cui il presidente francese Nicolas Sarkozy sta cercando un avvicinamento personale con la Casa Bianca.

    Gli Oscar molto spesso provocano scandali che la stampa statunitense getta volentieri in pasto ai suoi lettori, ma questa è la prima volta che a una star viene presentato il conto in forma retroattiva.

    Bisogna riassumere alcuni particolari. Il 25% della promotrice della campagna contro Marion Cotillard appartiene al gruppo Carlyle, un mega consorzio presieduto da un ex-capo del Pentagono, Frank Carducci, e specializzato nel controllo dei mezzi di informazione e di società dedite alla compravendita di armi.

    È curioso: il gruppo Carlyle è stato per molti anni un’entità in cui convergevano gli investimenti di Bush padre e della famiglia bin Laden, oltre a quelli di George Soros, dell’ex-primo ministro britannico John Major, del multimilionario russo condannato per frode, Mijail Jodorkovsky, e di altri personaggi di simile natura.

    Gli attacchi contro la Cotillard non sono casuali. Un cineasta che va letto con la figlia adottiva è una bolla di sapone che si disperde immediatamente nell’aria. Un regista che mette in discussione il pensiero unico che Washington pretende di imporre al mondo è imperdonabile. Lo sa bene Jean-Luc Godard.

    Lo scetticismo riguardo ai veri autori dell’attentato alle Torri Gemelle non è cosa nuova. E’ stato dimostrato che vi furono movimenti lucrosi e insoliti nella borsa americana la settimana precedente, come se qualcuno sapesse. Le immagini del presunto impatto di un aereo contro l’edificio del Pentagono lasciano non pochi dubbi sulla sua reale esistenza. Per esempio, il senatore giapponese Yukihisa Fujita, nella seduta parlamentare dell’11 gennaio di quest’anno, ha ricordato al primo ministro Yasuo Fukuda e ai Ministri della Difesa, dell’Economia e degli Esteri giapponesi che ancora non era stato confermato, a 6 anni dai fatti, che l’11 di settembre sia stato orchestrato da Osama bin Laden.

    Il giornalista e scrittore Thierry Meissan aveva dichiarato molto precocemente che si trattasse di una azione terroristica costruita dai servizi segreti di USA e Israele.

    Caddero a fagiolo per W. Bush, che potè mettere in atto un piano che i “falchi-gallina” avevano preparato già da molti anni, con lo scopo di mettere sotto controllo il petrolio del Medio Oriente, una risorsa indispensabile per imporre il loro dominio al mondo intero.

    Lo scetticismo rispetto alla versione di Washington è diventato una smentita vera e propria in molti circoli politici europei. L’ex-presidente italiano Francesco Cossiga, un uomo la cui onestà è riconosciuta persino dagli avversari, è stato categorico: “Ci hanno fatto credere che bin Laden abbia confessato di essere l’autore dell’attacco dell’11 settembre 2001 contro le Torri Gemelle di New York, mentre in realtà i servizi statunitensi ed europei sapevano perfettamente che quell’attentato devastatore è stato pianificato e messo in atto dalla CIA e dal Mossad, con lo scopo di accusare i terroristi dei paesi arabi e giustificare così gli attacchi contro Iraq e Afghanistan (Corriere della sera, 30-11-07 ). E’ noto che Cossiga sia cattolico e tutt’altro che terrorista.

    Giulietto Chiesa, giornalista e deputato al Parlamento Europeo, ha definito una “fantasia ridicola e insostenibile” la versione della Casa Bianca sull’11 di settembre, non ha esitato a definire Bush e Cheney dei “bugiardi patentati” (www.zerofilm.info, 10-07-07), nè a sottolineare che coloro che esprimevano obiezioni sulla versione ufficiale, persino le più timide, venivano trattati da folli, dementi, o alleati pericolosi di quei terroristi islamici.

    Alla Cotillard manca poco per arrivare a tutto questo.

    E’ noto come i 16 servizi di spionaggio europei abbiano approvato all’unanimità la più recente “Stima Nazionale di Intelligence”, che dice chiaramente che l’Iran ha sospeso il suo programma nucleare per fini militari nel 2003. Questo non impedisce a Bush e ai suoi accoliti di insistere sul pericolo nucleare iraniano, nè impedisce al Pentagono di proseguire la messa a punto di un attacco nucleare contro il governo di Teheran.

    Il “Centro per la Pubblica Integrità” di Washington ha affermato in un recente studio che W. Bush, Dick Cheney, Condolezza Rice, Donald Rumsfeld, Colin Powell e altri alti funzionari della Casa Bianca hanno mentito sull’Iraq almeno 935 volte, nei due anni che hanno seguito l’11 settembre (www.publicintegrity.org).

    In testa alla classifica è risultato George W. Bush, con 232 affermazioni false sulle armi di distruzione di massa possedute da Saddam Hussein, e 28 sui presunti collegamenti fra Baghdad e Al-Queda. A questo punto, che differenza volete che faccia per la tigre una bugia in più?

    Juan Gelman


    L’ articolo originale http://www.pagina12.com.ar/diario/contrata...2008-03-09.html
     
    .
  15. AdamClayton
     
    .

    User deleted


    Pino Cabras: “Strategie per una guerra mondiale”

    Strategie per una guerra mondiale.
    Dall’11 settembre al delitto Bhutto


    La mole di argomenti e di questioni tecniche relative agli eventi dell’11 settembre 2001 è poderosa e virtualmente inesauribile, per quanto ampiamente dibattuta da ricercatori indipendenti.

    Il funzionario di una banca d'affari Pino Cabras riassume e ne espone le più impotanti in questo volume appena pubblicato dalla neonata casa editrice Aìsara: esamina le omissioni, le menzogne e le contraddizioni della Commissione, le questioni tecniche relative ai crolli di WTC1, WTC2 e WTC7 (meno approfondite quelle sull’impatto al Pentagono), le rivelazioni di Larry Silverstein e dei primi soccorritori, le incongruenze intorno ai 19 dirottatori, il rebus irrisolto delle liste passeggeri, le aporie e le circostanze inquietanti riepilogate nel brillante capitolo “Zibaldone di coincidenze impossibili”.

    Questioni non inedite per chi già approfondito la materia, ma perlopiù ignorate dalla gran massa dei cittadini del mondo indottrinata dal mainstream massmediatico.

    L’autore, laureato in Scienze Politiche e dal 2005 membro del Comitato misto paritetico della Sardegna sulle servitù militari, non si ferma tuttavia alla materia strettamente legata agli eventi di quel giorno: ricostruisce gli antefatti, esplora i retroscena e i trascorsi, illustra il terreno nel quale è maturato il PNAC, la formazione dei teocon, l’humus nel quale sarebbero state incubate “le strategie per una guerra mondiale” del titolo, che hanno avuto suggello in quella fatidica data.

    Cabras analizza poi tutti i segmenti funzionali al controllo del follow-up degli eventi scatenati dall’11 settembre e privilegia alcuni filoni forse meno esplorati: il consolidarsi del corpus giuridico da “Stato d’eccezione” all’interno dell’ordinamento statunitense, sempre più inquinato da fondamenti e pretesti normativi per svolte golpiste, le tecniche di manipolazione di alcune agenzie di disinformazione, prima fra tutte il MEMRI, il ruolo delle esercitazioni militari come leve esecutive per i grandi attentati del 2001 in USA e del 2005 in Gran Bretagna.

    Infine si sofferma sul fatto, supportato da parecchi riferimenti, che a Mosca avessero compreso subito come l’11 settembre fosse frutto di una lotta interna all’establishment USA, una lotta non ancora conclusa, che arriva fino all’assassinio di Benazir Bhutto e all’altolà delle agenzie di spionaggio che scongiura, almeno per ora, un attacco all’Iran.

    Un manuale ricco di citazioni, fonti e riferimenti, che va ad aggiungersi alla già nutrita schiera di volumi e ricerche affini. Un ulteriore strumento che può aiutare qualcuno ad aprire gli occhi e a non trovarsi inerme di fronte al cupo panorama mondiale ben riassunto dalla prima epigrafe del libro, tratta da “1984” di George Orwell: “L’atmosfera sociale è quella di una città assediata... E allo stesso tempo la consapevolezza di essere in guerra, e perciò in pericolo, fa sì che il trasferimento di tutto il potere a una piccola casta sembri la naturale, inevitabile condizione di sopravvivenza.”

    “Calmino”


    Pino Cabras: “Strategie per una guerra mondiale. Dall’11 settembre al delitto Bhutto”

    pagg. 360
    €14,50
    Aìsara editrice, 2008.

    info vendita e distribuzione libro:
    http://www.aisara.eu/

    blog autore:
    http://pino-cabras.blogspot.com/
     
    .
550 replies since 22/5/2006, 12:35   7342 views
  Share  
.